Cina, poche speranze di salvezza per i minatori intrappolati nello Shanxi

A cinque giorni dall'inondazione che ha bloccato sotto terra 57 minatori della contea di Zuoyun, nessuno dei soccorritori parla di sopravvivenza. Attivate solo ieri, per "problemi tecnici" le pompe drenanti.


Zuoyun (AsiaNews/Scmp) – Sembrano sempre più remote le possibilità di salvezza per almeno 57 minatori di una miniera dello Shanxi, intrappolati da cinque giorni sotto terra a causa di una colossale inondazione provocata da uno scoppio. I gruppi di soccorso impegnati nella ricerca all'interno della miniera Xinjing Coal, nella contea di Zuoyun, hanno iniziato ieri, 23 maggio, a pompare acqua dal sottosuolo. Tuttavia, nessuno di loro parla di possibilità di sopravvivenza per gli intrappolati.

Il pompaggio dell'acqua è iniziato dopo un lungo ritardo dovuto, a quanto affermano i media statali, a "problemi tecnici" ed alla "scarsità di energia, necessaria per azionare le pompe giganti". Queste sono in grado di rimuovere 1.200 metri cubi d'acqua ogni ora, ma – secondo la Xinhua - la miniera è stata allagata da oltre 200 mila metri cubici di liquido mischiato a terra: per drenarlo tutto "ci vorranno dei giorni".

Bai Yulong, rappresentante del governo che si occupa di informare dell'andamento delle operazioni la città di Datong, che amministra l'area, aggiunge che solo quattro delle nove pompe disponibili sono attualmente in uso. In ogni caso, neanche lui ha voluto commentare le possibilità di sopravvivenza degli intrappolati e nemmeno le indiscrezioni secondo cui essi sono più di cento.

Il rappresentante ha confermato solo l'arresto di otto dirigenti della miniera e la fuga del proprietario. I dirigenti sono stati fermati dalla polizia perché - subito dopo l'allagamento - avevano affermato che all'interno della miniera vi erano "solo cinque persone": per questo, una delle accuse nei loro confronti è quella di aver depistato le indagini.

Il problema delle miniere diventa sempre più pressante per i vertici cinesi. Secondo fonti ufficiali, nel corso della campagna nazionale per la sicurezza del lavoro lanciata da Pechino, i governi provinciali hanno chiuso 4.876 gallerie di estrazione illegali ed hanno identificato 952 membri del governo che – contrariamente a quanto imposto dal Partito comunista – hanno investito in azioni minerarie per un totale di 156 milioni di yuan (oltre 15 milioni di euro).

In tutto il Paese, nel 2005, gli incidenti sono addirittura aumentati (+ 8,5% nei primi 9 mesi dell'anno rispetto al 2004, secondo dati ufficiali) e si sono avute le sciagure più gravi degli ultimi 50 anni.