Malaysia, minoranza indù manifesta contro il governo: "Distrugge i nostri templi"

Un gruppo di manifestanti si è riunito davanti al Municipio della capitale per chiedere al governo di interrompere la demolizione dei templi indù. "Non chiediamo un posto dove giocare a biliardo, ma un posto dove pregare".


Kuala Lumpur (AsiaNews/Scmp) – La minoranza indù malaysiana ha organizzato ieri, 25 maggio, una rara organizzazione di protesta contro la demolizione dei loro templi, ordinata dal governo. Circa 50 fedeli si sono incontrati davanti al municipio di Kuala Lumpur ed hanno minacciato di denunciare il governo ed i consigli locali alla magistratura civile, colpevole di "distruzione di beni privati".

I dimostranti avevano preparato dei cartelli con sopra scritto "Distruggere templi è un atto criminale" e, nel corso della protesta, hanno implorato Shiva – dio indù della distruzione – di ascoltarli. Per propiziare l'aiuto divino, hanno spaccato delle noci di cocco come offerta sacrificale.

Secondo gli attivisti che hanno organizzato la manifestazione, nel corso degli ultimi 15 anni sono stati distrutti centinaia di luoghi di preghiera, effetto della crescente "islamizzazione" della Malaysia. Denuncie del genere sono rare nel Paese, che si vanta da tempo della sua "armonia inter-razziale" e della sua "attenzione nei confronti delle minoranze".

Dei 26 milioni di abitanti, il 60 % è di etnia malay e di religione musulmana: il 25 % dei restanti è di etnia cinese, per la maggior parte cristiani o buddisti, mentre l'etnia indiana, di religione indù, si ferma al 10 %.

Secondo i manifestanti, "l'orgoglio del governo è ingiustificato": "Da febbraio – denuncia P. Uthayakumar, l'avvocato che rappresenta il gruppo – sono stati demoliti almeno sette templi indù in diverse parti del Paese. Noi non chiediamo un posto per giocare a biliardo o tenere le prostitute. Chiediamo un posto dove pregare". Kamal Pasha Jamal, capo della polizia della capitale, ha rifiutato di commentare le accuse, così come hanno fatto i funzionari governativi interpellati.

La manifestazione è stata comunque sgombrata dalla polizia, che non ha accettato la regolare denuncia presentata dall'avvocato. Secondo gli ufficiali della pubblica sicurezza, "essa non può essere regolare, perché i templi demoliti erano costruiti in maniera illegale su suolo pubblico".