L'ultima vittima ieri, a causa di una bomba esplosa in un mercato. Per la polizia responsabile degli attentati è il gruppo secessionista United Liberation Front of Assam.
Silliguri (AsiaNews) Negli ultimi giorni a causa di una serie di bombe esplose nello Stato dell'Assam, nord-est dell'India, 8 persone sono rimaste uccise e almeno 50 ferite. Dallo scorso mese, in occasione delle elezioni provinciali, non si erano registrati incidenti di rilievo.
Ieri, 12 giugno, una bomba è esplosa in un mercato affollato a Digboi, nel distretto di Tinsukhia. Una persona è morta e ci sono oltre 12 feriti. Dopo questo ennesimo attentato il governo provinciale ha dichiarato il "codice rosso" di massima allerta.
Dall'8 giugno scorso in poi sono esplose almeno 22 bombe in diverse parti dello Stato. Gli attentati non sono rivendicati, ma il principale indiziato è il gruppo secessionista United Liberation Front of Assam (Ulfa), che con la sua attività terroristica dal 1979 ha causato la morte di oltre 15 mila persone.
"Gli obiettivi dei terroristi sono le condutture del gas e i binari ferroviari", dichiara Ramesh Rawat, ufficiale di un gruppo paramilitare anti-terrorismo. "Inoltre sono a rischio anche i posti affollati e la polizia, i militari e i corpi para-militari. Ciò causa gravi danni economici e perdite umane. Siamo sicuri che dietro gli attentati ci sia l'Ulfa, le bombe sono esplose nelle loro zone di influenza".
Molti autotrasportatori hanno interrotto il loro lavoro perché temono di saltare su una mina. Se la situazione non cambierà, si stima che circa 2000 autotrasportatori lasceranno lo Stato. "Nell'ottobre scorso abbiamo ripreso i nostri commerci interrotti nel 1979, ed eravamo felici", dichiara Shabir Ali, un autotrasportatore. "Fino allo scorso mese l'Ulfa non aveva creato nessun problema, invece adesso questi attentati ci preoccupano".
Dall'ottobre del 2005 infatti l'Ulfa e il governo federale avevano dato vita ad una serie di incontri per portare avanti il processo di pace. Due sessioni di colloqui sono già terminate, e la terza era prevista per il 22 giugno 2006.
"Temiamo queste nuove violenze nell'Assam", sottolinea ad AsiaNews Kapil Mitra, un attivista sociale. "Lo scenario continua - è ancora più tragico perché l'Ulfa nega la sua complicità nelle esplosioni e anzi accusa la polizia e l'intelligence di voler far saltare i colloqui di pace. Al contrario la polizia sostiene che l'Ulfa mette le bombe per fare pressioni ed ottenere il massimo risultato dai colloqui".
"Questa dell'Ulfa non è una buona strategia", dichiara V.K. Duggal, segretario generale federale per gli affari interni. "Potremmo anche rispondere con la forza, ma quello che vogliamo sono colloqui di pace seri". "Usano mercenari per far esplodere le bombe", contesta Paresh Barua, capo del corpo armato dell'Ulfa, il quale denuncia che dietro gli attentati ci sono interessi di persone che non vogliono la pace. "Non capisco perché si debba vivere così", dichiara Thomas Kent, un analista cattolico. "Forse continua - il nostro destino è convivere ancora a lungo con questa cultura di violenza. Solo Dio ci può aiutare".