Ahmadinejad a Shanghai apre al dialogo, ma continua ad accusare gli Usa

Il presidente iraniano sembra intenzionato ad accogliere la proposta internazionale sul nucleare. Ma spinge a un blocco anti-Usa e occidente. Cina e Russia frenano.


Shanghai (AsiaNews/Agenzie) – Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha definito "un passo avanti" l'offerta internazionale per bloccare il programma nucleare del suo paese, ma è rimasto vago sul modo in cui l'Iran risponderà.

Ahmadinejad ha fatto queste aperture durante una conferenza stampa al margine dell'incontro della Organizzazione per la cooperazione in corso nella metropoli cinese (Shanghai Co-operation Organisation, Sco). "Ho chiesto ai miei colleghi di studiarla in profondità", ha detto.

In precedenza l'Iran aveva dato segnali contrastanti alle proposte del Consiglio di sicurezza Onu, più la Germania ("5 + 1"), che prevede incentivi economici e garanzie di sicurezza se Teheran non svilupperà il suo programma nucleare. In occidente si sospetta che il programma di arricchimento dell'uranio serva all'Iran per sviluppare armi atomiche. Teheran ha sempre sostenuto che esso servirà solo per usi civili.

La Cina, che dipende dal petrolio iraniano, ha finora resistito all'imposizione di sanzioni Onu contro Teheran, suggerendo un approccio dialogico e diplomatico. Ancora oggi, Hu Jintao ha spinto Ahmadinejad ad accettare la proposta dei "5 + 1", pur sostenendo il diritto di Teheran di sviluppare l'uso del nucleare per scopi pacifici. Anche il presidente russo Vladimir Putin, presente all'incontro di Shanghai, dopo un colloquio con il collega iraniano aveva dichiarato ieri che "l'Iran è pronto a un negoziato".

Alla conferenza stampa Ahmadinejad ha ripetuto che il programma iraniano ha solo scopi civili e ha criticato gli Stati Uniti, unico paese moderno ad aver usato le armi nucleari contro Hiroshima e Nagasaki. "Noi crediamo – ha detto il presidente iraniano – che nazioni orientate alla guerra ed egoiste devono cambiare il loro atteggiamento, se vogliono avere un ruolo nel futuro del mondo".

Ieri, all'incontro dell'Organizzazione per la cooperazione, dove era invitato come osservatore, Ahmadinejad si è scagliato contro gli Usa (pur senza nominarli), proponendo a Cina, Russia e alle altre nazioni dell'Asia centrale di accrescere la cooperazione e fermare l'interferenza di "poteri dominanti" negli affari internazionali, in cambio di una maggior collaborazione energetica.

L'Sco raggruppa Russia, Cina e le 4 repubbliche dell'Asia Centrale: Kazakistan, Kirghizistan, Tajikistan, Uzbekistan. Iran, Pakistan, India e Mongolia sono stati invitati come osservatori. All' incontro era presente come ospite anche il premier afghano Hamid Karzai. Ieri vi sono state spinte per rendere Iran e Pakistan membri del gruppo. Il presidente pakistano Musharraf ha offerto il suo paese come un "corridoio energetico", per un possibile oleodotto dall'Iran alla Cina.

Anche il presidente uzbeko Islam Karimov  - che ha subito mesi fa le critiche della comunità internazionale per la sua politica oppressiva – ha criticato delle "nazioni" [leggi: Usa – ndr] che cercano di dividere l'Asia centrale, bollandone alcune come "democratiche" altre come "antidemocratiche", per servire "i loro interessi a lungo termine nella regione". Karimov ha anche criticato la presenza di truppe straniere nella regione. Ma Karzai ha risposto che le truppe straniere nel suo Paese sono essenziali a combattere il terrorismo e sostenere le istituzioni del governo.

Vari analisti parlano dell'incontro di Shanghai come della nascita di un fronte anti-occidentale. Per ora però Cina e Russia sembrano essere cauti. Pechino, che importa un terzo del suo fabbisogno di petrolio dall'Iran, vuole migliorare i rapporti con Teheran, ma senza mettere in crisi la collaborazione con gli Stati Uniti. Da parte sua, Mosca, pur riconoscendo che l'Sco non è un'alleanza militare contro qualche nazione in particolare, ha però richiesto una maggiore cooperazione nel campo della difesa.