Nuovo giro di vite del governo cinese su mass media e rivolte sociali

Secondo una nuova legge, in discussione, gli organi di informazione possono usare solo i bollettini ufficiali per parlare delle emergenze nazionali. Pene severe per i trasgressori. Più sanzioni e più controlli contro chi contesta il governo in pubblico.


Pechino (AsiaNews/Scmp) – La Commissione permanente dell'Assemblea nazionale del Popolo ha stabilito che gli organi di informazione che danno notizie "sulle emergenze in atto nel Paese" senza autorizzazione possono essere puniti con multe che variano dai 50 ai 100 mila yuan [da 5 mila a 10 mila euro ndr]. La decisione è contenuta in una bozza di legge, sottoposta a revisione dalla Commissione in questi giorni.

Secondo la nuova legge, la punizione potrà essere applicata anche a coloro che "parlano senza autorizzazione degli sviluppi e del modo in cui vengono gestite tali emergenze" oltre ai media che "danno false informazioni sui disastri". Il testo prevede inoltre che siano i pubblici ufficiali incaricati della gestione delle emergenze a rilasciare informazioni ed a "gestire" i media sul posto. In ogni caso, non sono obbligati a dare alcuna informazione se non lo ritengono necessario.

Fra le emergenze, la legge elenca: disastri naturali, incidenti, problemi del settore sanitario pubblico e "crisi di sicurezza sociale", fra cui gli scontri fra contadini e polizia in costante aumento.

Zhan Jiang, professore di giornalismo all'Università cinese di Scienze politiche per la gioventù, si dice "sconvolto" all'idea che una legge gestisca in questo modo l'argomento. "Non so di chi sia stata l'idea – dice – ma è spaventosa. Spero che i deputati dell'Assemblea nazionale del Popolo dicano qualcosa in merito".

I giornalisti cinesi dicono di essere stati più volta "invitati" dal Dipartimento propaganda del Partito comunista ad usare solo i bollettini ufficiali della Xinhua per le loro notizie; inoltre, i reportage indipendenti non sono permessi.

La legge afferma pure l'obbligo per i cittadini di denunciare alle autorità ogni incidente, aiutarle nel primo soccorso e mantenere l'ordine pubblico. Per chi non rispetta queste direttive è prevista l'incriminazione penale.

Teng Biao, professore di legge, sostiene che queste clausole renderanno ancora più semplice, per il governo, penalizzare chi protesta contro gli espropri di terra e coloro che si scontrano con la polizia. "Prima – spiega – erano obbligati ad usare scuse come disturbo della quiete pubblica o sovversione per poter incarcerare i cittadini che lottano per i loro diritti. Ora l'accusa può essere ancora più diretta: basta dire che non hanno obbedito agli ordini delle autorità in caso di emergenza".