Pakistan: attacco agli Ahmadi, presunti blasfemi
di Qaiser Felix

La voce della dissacrazione del Corano in un villaggio Ahmadi nel Punjab scatena l'ira di una folla di integralisti che ferisce tre persone, brucia case, negozi e una moschea. Secondo le vittime, l'incidente è frutto di una campagna diffamatoria a danno della comunità di minoranza.


Lahore (AsiaNews) – Ancora aggressioni da parte di musulmani contro la minoranza Ahmadi in Pakistan. Sabato scorso, 24 giugno, una folla ha attaccato il villaggio Jhando Sahi a Daska - nel Punjab, Pakistan - mossa dalla voce che alcuni abitanti Ahmadi avevano bruciato una copia del Corano. Nell'attacco sono state ferite tre persone, distrutte delle case, bruciati negozi e una moschea.

La polizia, arrivata sulla scena delle violenze, ha arrestato 7 Ahmadi e registrato l'incidente sotto la famigerata Sezione 295-b del Codice penale (la legge sulla blasfemia), per la quale la dissacrazione del Corano è punibile con l'ergastolo. Secondo gli abitanti del villaggio, l'attacco è il risultato di una propaganda diffamatoria montata da alcuni fondamentalisti a loro danno e negano che sia avvenuta alcuna dissacrazione del Libro sacro all'Islam.

La comunità Ahmadi, si dichiara musulmana, ma non riconosce Maometto come ultimo profeta; per questo subisce persecuzioni da parte degli integralisti anche in Bangladesh e Indonesia.

A quanto riportato dai media locali, Waqar e Nawaz stavano bruciando alcune pagine del Corano davanti alla moschea Ahmadi Bait-ul-Zikr. Un vicino, dopo averli visti, ha sparso la voce tra i partecipanti ad una festa musulmana, che si stava svolgendo nelle vicinanze. Subito una folla di persone si è precipitata verso la località Ahmadi del villaggio e ha picchiato i due uomini; come se non bastasse ha anche dato fuoco ad alcune automobili, due negozi e delle abitazioni. In seguito all'accaduto, i circa 70 residenti Ahmadi del villaggio hanno lasciato le loro case. Più tardi centinaia di persone del circondario hanno marciato inneggiando slogan anti-Ahmadi.

Anche ieri la situazione a Jhando Sahi è rimasta tesa: ingente il numero di poliziotti dispiegati per impedire altri disordini. Secondo un quotidiano locale ancora nella notte di sabato dimostranti da più parti della zona si dirigevano verso il villaggio per esprimere la condanna contro i presunti blasfemi.

Ieri, con un comunicato stampa, la Jamaat-i-Ahmadiyya ha definito "immotivato" l'arresto dei sette Ahmadi. Il portavoce del gruppo spiega che non è avvenuta nessuna dissacrazione: quello che bruciava alla moschea erano solo pagine di vecchie riviste buttate in seguito ad una pulizia di routine dell'edifico. "Qualcuno - racconta - ci ha visto dal tetto e ha dato l'allarme diffondendola voce anche in un festa che si stava svolgendo vicino". Egli riferisce che la folla accorsa al villaggio ha ferito gravemente tre Ahmadi – Nawaz, Waqar e Zahheer – incendiato 10 case, un trattore, alcuni negozi e la moschea Bait-ul-Zikr. In seguito all'aggressione almeno 10 famiglie hanno abbandonato il villaggio in cerca di luoghi più sicuri. La Jamaat-i-Ahmadiyya chiede al governo di prendere misure necessarie ad impedire il ripetersi di tali incidenti.