Ogni anno 400 milioni di cinesi sono vittime di disastri naturali

Terremoti, siccità, alluvioni creano ogni anno almeno 10 milioni di nuovi poveri. Il governo ha piani per affrontare le emergenze, ma burocrazia e corruzione frenano gli aiuti. Nella storia cinese, molte dinastie sono cadute in seguito a disastri naturali.


Pechino (AsiaNews) – Fra 200 e 400 milioni di persone nella Cina popolare sono ogni anno colpiti in modo profondo dai disastri naturali (terremoti, siccità, alluvioni, frane). A causa di questo, almeno 10 milioni di contadini sono ricacciati ogni anno sotto la soglia della povertà. Lo afferma Wang Zenyao, direttore del dipartimento della protezione civile presso il Ministero degli affari civili. Parlando ieri a un seminario nella capitale, egli ha detto che circa 70 milioni fra i colpiti da disastri naturali necessitano dell'aiuto immediato del governo. Secondo Wang Zenyao i disastri naturali sono sempre più frequenti in Cina e causano danni economici per più di 200 miliardi di yuan (20 miliardi di euro)

Alo stesso seminario, Wang Guoliang, vicedirettore dell'Ufficio per la lotta alla povertà e lo sviluppo presso il Consiglio di stato, ha affermato che almeno 10 milioni di contadini sono rigettati nella povertà. Fra le cause vi sono il riscaldamento globale (che sta diffondendo in Cina siccità e desertificazione), i terremoti e i cambiamenti geografici.

Proprio ieri un terremoto di magnitudo 5.1 è stato registrato nel nord, con centro a Wenan (Hebei). Secondo le autorità locali non vi sono vittime, anche se vari edifici nell'Hebei mostrano alcune crepe.

Nel '76, a Tangshan, 170 km da Wenan, un enorme terremoto di 7.8 gradi della scala Richter ha fatto più di 240 mila morti. Con un po' di superstizione, molti cinesi attribuiscono la morte di Mao - avvenuta qualche mese dopo -  alla "maledizione" del terremoto, la cui notizia era stata nascosta dal governo fino alla morte del Grande Timoniere.

Wang Guoliang ha sottolineato che una pronta risposta dei governi ai disastri naturali gioca un ruolo importante nella sopravvivenza dei governi: "[Nella storia], ha spiegato - vi sono stati molti incidenti che hanno causato la fine di una dinastia. Per questo la risposta alle emergenze è legata in modo stretto ai governi ed è l'estrema frontiera della sicurezza di un governo e della società".

Wang ha anche spiegato il meccanismo con cui in Cina si dovrebbero affrontare le emergenze: i governi locali dovrebbero avvertire il governo centrale entro 2 ore dal disastro; un gruppo di lavoro dovrebbe giungere sul luogo entro 24 ore; nello stesso tempo dovrebbero giungere i primi aiuti di emergenza alle vittime; i fondi di aiuto d'emergenza dovrebbero essere distribuiti alle vittime entro 72 ore dal disastro.

He Daofeng, vice-presidente della Fondazione cinese contro la povertà ha fatto però notare che il sistema di protezione civile in Cina è bloccato dalla burocrazia e dalla poca attenzione alle vittime dei disastri. "Vi sono casi – egli ha detto – i cui i colpiti non ricevono nulla, mentre quelli che non hanno bisogno ricevono gli aiuti".

In Cina i media hanno spesso denunciato casi di corruzione e di incameramento ingiusto di fondi nell'affronto di emergenze naturali.

He Daofeng ha chiesto una maggiore partecipazione delle organizzazioni non governative nell'affronto dei disastri e nell'aiuto alle vittime: "Difficilmente – egli ha detto – incontriamo le ong sulla scena del disastro".