Chiesa filippina: "sconfitta la pena di morte, miglioriamo la vita nelle carceri"

La Commissione episcopale filippina ha organizzato un incontro fra i cappellani carcerari ed i volontari che lavorano nelle prigioni per fornire una visione d'insieme della pastorale in cella e per studiare problematiche e soluzioni ai diversi problemi del sistema carcerario nazionale.


Manila (AsiaNews/Cbcp) – Dopo la vittoria ottenuta con l'abolizione della pena di morte, la Commissione episcopale filippina per la cura pastorale delle prigioni ha annunciato di voler "rinvigorire la campagna per risolvere i problemi del sistema penitenziario nazionale".

Con questo obiettivo si riuniranno il 28 luglio a Lucena circa 150 fra cappellani carcerari e volontari che lavorano nelle prigioni, provenienti dalla parte meridionale della provincia di Luzon. "I problemi delle carceri filippine sono molti – dice un volontario – ed è necessario esaminarli da vicino per fare in modo che non schiaccino la natura correttiva della punizione".

L'assemblea, secondo le parole degli organizzatori, spera di raggiungere un approccio comune, sistematico e significativo nei riguardi del ministero all'interno delle carceri, ma anche di poter in qualche modo migliorare il servizio nei confronti dei detenuti. "Vogliamo fornire ai partecipanti – spiega Rodulfo Diamante, segretario esecutivo della Commissione – una visione più precisa sui problemi di insieme, così che possano affrontare meglio i problemi delle singole prigioni che curano". "Parliamo di piani d'azione concreti e praticabili – aggiunge – con cui speriamo di migliorare la vita di coloro che sono imprigionati".

Il tema dell'incontro sarà "Restaurare la dignità dell'uomo, curare le ferite e costruire una comunità", lo stesso dell'incontro che si è svolto il 27 aprile scorso, cui hanno partecipato circa 100 cappellani.

Il sistema delle carceri filippine ha una serie di problemi che la Chiesa giudica "molto gravi": fra questi, la convivenza nella stessa cella fra criminali recidivi e giovani al primo, e spesso poco grave, reato. Questo deriva dalla sovrappopolazione di cui soffre il sistema carcerario: a Manila in un carcere costruito per ospitare 800 detenuti si sono superate le 5 mila presenze. La prigione di Quezon City è una struttura per 815 persone, ma è arrivata ad ospitare quasi 3500 carcerati.

Questo significa che ogni detenuto ha uno spazio  vitale inferiore a 0,3 metri quadrati a fronte dai tre metri quadrati a detenuto richiesti dalle Nazioni Unite. Le carceri hanno pochi fondi e mancano di personale. I detenuti muoiono per tubercolosi, varicella e altre semplici malattie che si diffondono con rapidità. Inoltre molti prigionieri muoiono prima del processo.

La Conferenza episcopale delle Filippine ritiene che i detenuti siano tra "i più poveri fra i poveri", e quindi meritano l'attenzione della Chiesa. La Commissione per la cura pastorale nelle carceri è nata proprio con questo scopo, ed opera da anni nelle prigioni con un servizio di volontari che lavorano per la riabilitazione dei detenuti, in special modo giovani.