Anson Chan: "Siamo noi, non Pechino, a dover decidere i cambi costituzionali"

L'amatissima ex segretaria generale del Territorio contesta il ritardo con cui si svolge il processo di riforma della Basic Law ed avverte del pericolo insito nell'ignorare i partiti politici, che "sono ad Hong Kong per rimanere, che questo piaccia o no".


Hong Kong (AsiaNews/Scmp) – Il sistema politico di Hong Kong "deve essere riparato, di modo che anche i deputati che al momento fanno parte dell'opposizione possano in futuro governare il Territorio" e che sia possibie "l'attiva partecipazione dei partiti politici". Piaccia o meno a Pechino. Lo ha detto ieri Anson Chan Fang On-sang, amatissima ex segretaria generale nell'ultimo governo inglese e nel primo sotto la Cina.

La Chan, che ha pronunciato il suo più consistente discorso sulle modifiche costituzionali dal ritiro dalla vita politica, nel 2001, ha anche contestato l'idea di rinviare all'infinito le modifiche della Basic Law [piccola Costituzione di Hong Kong ndr]. "Il governo – ha detto – dovrebbe considerare l'idea di allargare l'elettorato ed eliminare il voto 'corporativo', andando verso il suffragio universale".

"La popolazione – ha aggiunto - sembra avere più confidenza con un sistema che vuole il Territorio amministrato da funzionari civili piuttosto che da rappresentanti eletti. Un sistema fondamentalmente sbagliato, che non incoraggia i politici a governare in maniera responsabile".

"Il capo dell'Esecutivo – ha infatti sottolineato - critica i partiti politici che si oppongono per la voglia di opporsi. Ma noi dobbiamo chiederci  perché questo avviene: è a causa del nostro attuale sistema politico, grazie al quale ogni volta che noi eleggiamo i membri del Consiglio legislativo, in realtà, eleggiamo un partito di opposizione. I partiti politici, infatti, non possono aspirare in alcun modo a divenire forze di governo e quindi non si può in alcun modo instillare in loro un senso di responsabilità".

"Se i partiti potessero avere un'opportunità reale di prendere il potere – ha poi aggiunto – sarebbero costretti a prendere decisioni realistiche e responsabili, pena il non essere rieletti. Inoltre, si deve sfatare il mito che un governo eletto democraticamente non sarebbe in grado di tenere una condotta pro-affari".

Sulle modifiche costituzionali, la Chan insiste sui trattati internazionali sui diritti dell'uomo, incorporati nella Basic Law per assicurare a tutti il diritto e l'opportunità di prendere parte alle questioni pubbliche ed alle elezioni. "Il suffragio equo ed universale – ha spiegato – ha un significato inequivocabile e non può essere cambiato con un concetto di 'partecipazione bilanciata', che è la scusa con la quale vengono dilazionate a tempo indefinito le riforme".

"E' il popolo ed il governo di Hong Kong – ha concluso la Chan – che devono decidere i cambi e la tabella di marcia degli stessi, non Pechino. I partiti politici sono qui per rimanere, che questa cosa piaccia o no. Sono gli altri che devono decidere se farli partecipare al processo politico o dilazionare la questione, con il risultato di vedersi alla fine messi da parte".