Ong: aprite corridori umanitari nel nord-est dello Sri Lanka
di Danielle Vella

Il Jesuit Refugee Service si unisce alle numerose agenzia umanitarie, a cui il governo cingalese vieta di raggiungere le migliaia di sfollati, in fuga dai bombardamenti.


Muthur (AsiaNews) – La comunità internazionale faccia pressione sul governo dello Sri Lanka, affinché permetta alle agenzie umanitarie di raggiungere la popolazione in fuga dalle violenze nel nord e nell'est del Paese. È l'appello lanciato oggi dal Jesuit Refugee Service (JRS), mentre Colombo promette di continuare le operazioni militari contro i ribelli delle Ltte (Tigri di liberazione dell'Eelam Tamil) finché non avrà ottenuto il controllo del conteso canale di Maavilaru a Trincomalee. Nella zona da fine luglio sono in corso bombardamenti e scontri a fuoco con pesanti perdite tra i civili: solo ieri le Tigri hanno riferito della morte di 50 persone e del ferimento di 200 nel loro territorio. Fonti mediche parlano invece di 6 militari uccisi e più di 50 feriti lungo il canale. Il governo vieta ai soccorsi di avvicinare le migliaia di sfollati, bloccati sotto i bombardamenti.

Il direttore del JRS in Sri Lanka, p. Vinny Joseph, spiega la necessità che "che India e comunità internazionale facciano propria la causa dei profughi interni. Da quattro giorni a Kathiraveli circa 45 mila persone soffrono di fame, ma l'esercito non permette agli aiuti di raggiungere la zona".

"La situazione – continua il gesuita – è molto grave e richiede la nostra presenza e assistenza: stiamo facendo del nostro meglio per alleviare le sofferenze di civili innocenti, ma il governo vieta di visitare questa gente e lavorare per loro".

All'appello del JRS fa eco il Minority Right Group (MRG). Il gruppo, con sede a Londra, sottolinea inoltre che "nelle situazioni di conflitto spesso le comunità di minoranza sono le ultime a ricevere aiuti; speriamo che questo non sia il caso dello Sri Lanka". Nelle ultime settimane anche altre agenzie di soccorsi hanno chiesto l'apertura di corridori umanitari, ma in vano.

Mentre i combattimenti vanno avanti cresce la paura che le ultime ostilità possano definitivamente far piombare di nuovo il Paese nella guerra civile, che lo ha scosso per 20 anni. Il cessate-il-fuoco in vigore del 2002 è ormai ritenuto nullo da entrambe le parti.