Papa: A Maria, Regina della pace, affido le ansie del mondo straziato di violenze

Benedetto XVI ricorda in particolare la missione del card. Etchegaray in Libano e la messa a Nazareth, oltre all'Iraq e allo Sri Lanka. L'Assunzione ci insegna a non soffocare nelle difficoltà e nelle occupazioni quotidiane: "questo mondo" non è "lo scopo ultimo dell'umana esistenza".


Castel Gandolfo (AsiaNews) – La festa dell'Assunzione di Maria, "segno certo della nostra speranza" è  un'occasione per affidare alla "Regina del cielo" le "ansie dell'umanità per ogni luogo del mondo straziato dalla violenza". Nella riflessione prima dell'Angelus, Benedetto XVI ha ricordato la Terra Santa, l'Iraq e lo Sri Lanka. Ma ha ricordato in particolare il Libano e Israele dove in contemporanea si stanno svolgendo messe al santuario di Harissa , sul Monte Libano e alla basilica dell'Annunciazione a Nazareth.  "Ci uniamo – ha spiegato il papa - ai nostri fratelli e sorelle che in queste stesse ore sono raccolti nel Santuario di Nostra Signora del Libano ad Harissa per una Celebrazione eucaristica presieduta dal card. Roger Etchegaray, che si è recato in Libano come mio inviato speciale, per portare conforto e concreta solidarietà a tutte le vittime del conflitto e pregare per la grande intenzione della pace. Siamo in comunione anche con i Pastori e i fedeli della Chiesa in Terra Santa, che sono riuniti nella Basilica dell'Annunciazione a Nazareth, attorno al rappresentante pontificio in Israele e Palestina, l'arcivescovo Antonio Franco, per pregare per le stesse intenzioni". E pensando a tutte le tensioni di guerra, etniche e religiose sofferte in queste situazioni, egli afferma: "Ottenga Maria per tutti sentimenti di comprensione, volontà di intesa e desiderio di concordia!".

Del resto, ha spiegato il papa, la festa dell'Assunzione è la festa in cui i cristiani intravedono il "segno certo" di speranza.

"Maria – ha continuato Benedetto XVI - ci incoraggia a non perderci di fiducia dinanzi alle difficoltà e agli inevitabili problemi di tutti i giorni. Ci assicura il suo aiuto e ci ricorda che l'essenziale è cercare e pensare "alle cose di lassù, non a quelle della terra" (cfr Col 3,2). Presi dalle occupazioni quotidiane rischiamo infatti di ritenere che sia qui, in questo mondo nel quale siamo solo di passaggio, lo scopo ultimo dell'umana esistenza. Invece è il Paradiso la vera meta del nostro pellegrinaggio terreno. Quanto diverse sarebbero le nostre giornate se ad animarle fosse questa prospettiva! Così è stato per i santi. Le loro esistenze testimoniano che quando si vive con il cuore costantemente rivolto al cielo, le realtà terrene sono vissute nel loro giusto valore perché ad illuminarle è la verità eterna dell'amore divino".

Dopo la preghiera dell'Angelus, il papa ha rivolto ai pellegrini i saluti in diverse lingue. I vari gruppi gli hanno improvvisato slogan, canti, applausi. In mattinata, Benedetto XVI aveva celebrato la messa nella parrocchia di san Tommaso a Castel Gandolfo.