Processato il giornalista Ching Cheong, accusato di spionaggio per Taiwan

Il processo si è svolto a porte chiuse. Parlamentari di Hong Kong, fedeli a Pechino, manifestano solidarietà verso il giornalista e la sua famiglia.


Hong Kong (AsiaNews) – Il giornalista di Hong Kong Ching Cheong, arrestato 16 mesi fa con l'accusa di spionaggio, è stato processato ieri a porte chiuse a Pechino. Ching era corrispondente del The Strait Times di Singapore e stava facendo ricerche su Zhao Ziyang, quando lo scorso aprile è stato arrestato nel Guangdong. La sentenza non è ancora nota e  il processo, velocissimo, si è svolto senza la presenza né di parenti, né di cronisti. Mary Lau Man-yee, la moglie di Ching, ha detto di sperare nel rilascio del marito a breve. Dalle informazioni in suo possesso, il marito "sta bene mentalmente", anche se è dimagrito.

Ieri ad Hong Kong almeno 100 persone hanno partecipato a una veglia a Chater Garden, vicino al parlamento. Organizzata dall'Associazione dei giornalisti, la veglia ha visto anche la partecipazione di parlamentari filo-cinesi come Tsang Yok-sing e Allen Lee, deputato di Hong Kong all'Assembla Nazionale dl Popolo.

Mesi fa, l'agenzia Xinhua , citando fonti anonime, ha affermato che Ching Cheong ha raccolto documenti "top secret" o "confidenziali" su aspetti politici, economici e militari, passati poi al governo di Taiwan. Secondo i media cinesi, Ching avrebbe anche firmato una "confessione" in cui conferma "tutti i suoi crimini", fra cui quella di aver costruito "una rete di informatori" per "vendere segreti di stato" a potenze straniere. In Cina la maggioranza delle informazioni sulla vita della nazione sono considerate "segreto di stato" e la loro rivelazione attraverso i media viene bollato come "un attentato alla sicurezza dello stato". Attualmente nel paese almeno 42 giornalisti sono detenuti per questo. Personalità della dissidenza hanno rivelato ad AsiaNews che le ragioni vere dell'arresto di Ching Cheong sono da legare alla sua ricerca su Zhao Ziyang e sul massacro di Tiananmen nell'89. Il governo continua a giustificare il massacro come un male "minore" che ha garantito stabilità e ordine al paese, portandolo al successo economico.