Nunzio in Sri Lanka: appello per il sacerdote e il suo assistente scomparsi
di Danielle Vella
Mons. Zenari si rivolge per la prima volta ai responsabili della sparizione dei due cattolici: "Riconoscete il vostro errore e comportatevi di conseguenza". Dalle autorità ancora nessun segnale.

Colombo (AsiaNews) – Riconoscete l'errore commesso e comportatevi di conseguenza. È l'appello che mons. Mario Zenari, nunzio apostolico in Sri Lanka, lancia oggi ai responsabili della scomparsa di p. Jim Brown attraverso AsiaNews. Nonostante i ripetuti appelli alle autorità, affinché scoprissero cosa è accaduto al sacerdote, non vi sono notizie sulla sua sorte. Parroco ad Allaipiddy, p. Jim è stato visto per l'ultima volta il 20 agosto ad un check-point militare in compagnia di un padre di famiglia, Vimalathas, con il quale stava tornando in chiesa, anch'egli scomparso.

Ad AsiaNews mon. Zenari confessa. "Siamo tristi e scoraggiati per la scomparsa di p. Nihal Jim Brown. Allo stesso tempo testimoniano come ora più che mai egli sia presente nei cuori della sua gente, che ama la pace". E rivolgendosi ai responsabili della sua sparizione: "Faccio appello ai vostri sentimenti di umanità, chiedendovi di riconoscere il vostro errore e di agire di conseguenza".

Da subito per il sacerdote scomparso si è mobilitato il vescovo di Jaffna, mons. Thomas Savundaranayagam, ma senza successo. È lo stesso presule a raccontare ad AsiaNews che ieri si è rivolto per la seconda volta al presidente dello Sri Lanka Mahinda Rajapakse: "Gli ho chiesto di rispondere alla nostra lettera sulla scomparsa di p. Jim e del suo assistente, ma non abbiamo sentito niente finora".

Mentre i giorni passano, cresce la tensione e l'ansia tra i cattolici di Jaffna e della vicina diocesi di Mannar, dove il sacerdote ha lavorato per due anni. La settimana scorsa si sono svolti incontri di preghiera e proteste pacifiche; la comunità ha presentato appelli alle autorità locali dirette a Rajapakse, hanno incontrato la Croce Rossa internazionale e la Missione di monitoraggio (del cessate-il-fuoco) dello Sri Lanka.

Ma le speranze cominciano a scemare. Il grido dei cattolici di Jaffna è amplificato dalla Asian Human Rights Commission (AHRC) con sede ad Hong Kong. Kim Soo A, coordinatore per gli appelli urgenti, esprime la sua "profonda preoccupazione" per la scomparsa di p. Jim e Vimalathas. "Chiediamo a tutte le parti, specialmente al governo dello Sri Lanka, di intraprendere serie azioni per trovare queste persone e garantire che ritornino sani e salvi alle loro case e alla loro chiesa", ha detto Kim. La AHRC chiede inoltre "un'indagine giudiziaria completa per individuare i colpevoli di questo atto disumano". Kim ricorda poi che il sacerdote cattolico è solo l'ultimo di una lunga lista di casi simili: "L'AHRC registra con grande preoccupazione l'escalation di sparizioni forzate o involontarie in Sri Lanka".

Con l'intensificarsi degli scontri tra esercito e ribelli delle Liberation Tigers of Tamil Eelam (LTTE), nel nord e nell'est del Paese la vita di migliaia di civili è sempre di più in pericolo. A quanto riferisce Jehan Perera, del National Peace Council a Colombo, "a causa delle inaudite violazioni dei diritti umani che avvengono nel nord-est, i leader civili, gli operatori delle organizzazioni internazionali e persino i sacerdoti hanno paria di parlare a favore della popolazione". P. Jim è scomparso pochi giorni dopo che la sua parrocchia è stata colpita dal fuoco incrociato tra ribelli e militari. Sotto gli spari sono morte 20 persone, che avevano cercato rifugio in parrocchia. Dopo l'incidente il sacerdote si è attirato le ire della Marina insistendo per poter trasferire gli abitanti rimanenti di Allaipiddy nella vicina chiesa di Kayts.