L'Asia ricorda le vittime dell'11 settembre e riafferma la lotta al terrorismo

Insieme agli Stati Uniti, Pakistan, Giappone, Russia e Filippine hanno ricordato le vittime dell'attacco lanciato da al-Qaeda contro gli Usa con funzioni religiose e manifestazioni. I governi rinnovano il loro impegno a combattere il "male assoluto" di questo secolo. La posizione ambigua della Cina.


Tokyo (AsiaNews) – L'Asia ricorda il quinto anniversario dell'attacco condotto dai terroristi di al-Qaeda contro gli Stati Unti e rilancia il proposito di combattere il fondamentalismo di ispirazione islamica, "male assoluto" di questo secolo.

Gli alleati nella "guerra al terrore" lanciata dall'amministrazione Bush hanno ricordato l'anniversario dell'attacco con celebrazioni in memoria delle vittime e rinnovati propositi di continuare la battaglia contro il fondamentalismo.

L'ampio raggio delle celebrazioni riflette quanto sia cambiato il panorama internazionale dal dirottamento dei quattro aerei di linea avvenuto per mano dei terroristi islamici, che li fecero abbattere contro le due torri del World Trade Center di New York, contro il Pentagono ed in un campo della Pennsylvania. L'attacco è costato la vita di 2.973 persone ed ha sconvolto il mondo.

Ieri il presidente Bush e la moglie sono rimasti a lungo in silenzio sulle macerie delle due torri, noto come Ground Zero, mentre in tutto il Paese si sono celebrati servizi commemorativi della strage: a Washington, migliaia di persone hanno marciato fino al Pentagono in silenzio. Fra questi, i familiari delle 184 persone morte in quel punto. Dopo la marcia, hanno acceso una candela per ogni vittima.

In Pakistan, la comunità cristiana di Multan – città nella parte orientale della provincia del Punjab – ha voluto "inviare le più sentite condoglianze ai familiari delle vittime" che sono state ricordate nel corso della funzione domenicale. Alcuni partecipanti hanno alzato un grande striscione con sopra scritto "Condanniamo l'11/9".

Il Pakistan è un alleato dell'amministrazione Bush, ma è anche il luogo dove si ritiene sia nascosto Osama bin Laden, capo di al-Qaeda: per questo, il governo ha ordinato per oggi lo stato di massima allerta delle truppe di stanza nella parte meridionale del Paese.

Sempre ieri, la comunità ortodossa di Mosca ha celebrato un servizio per il riposo delle anime delle vittime all'interno della chiesa dedicata a S. Caterina, che rappresenta la chiesa ortodossa in America. Erano presenti l'ambasciatore Usa in Russia, William Burns, i diplomatici di Serbia, Bulgaria, Egitto ed Etiopia così come diversi rappresentanti del governo russo. L'archimandrita Zaccheus, che ha celebrato il servizio, ha invitato i presenti a ricordare che quella attuale "è una guerra giusta, che contrappone il bene al male".

Nelle Filippine, dove le truppe governative si scontrano ogni giorno con i militanti islamici di Abu Sayyaf [di ispirazione qaedista ndr], i soldati filippini ed americani di stanza nel Paese hanno deciso di ricordare l'attacco con una cerimonia e con dei servizi di preghiera. Il colonnello James Linder, comandante delle truppe Usa nella nazione, spiega: "Ricorderemo anche i molti attentati avvenuti in questa zona, che hanno colpito gli americani ma anche i cittadini che amano la pace. Tutte queste cose sono avvenute per mano di persone che odiano ed hanno paura dell'amicizia e della pace fra i popoli".

Una cerimonia simile si terrà anche davanti all'ambasciata statunitense a Tokyo. Il Giappone sostiene Washington nella lotta al terrorismo: ha inviato truppe in Iraq e personale non combattente in Afghanistan. Junichiro Koizumi, primo ministro nipponico, ha detto: "Il terrorismo continua ad essere una minaccia per l'umanità intera, un male assoluto".

In Cina va notato un editoriale del Quotidiano del Popolo on-line che analizza il post-undici-settembre. L'editoriale apprezza il lavoro di George Bush all'interno degli Usa, che ha permesso maggiore sicurezza nel Paese e ha frento altri attacchi terroristi. Il giornale critica però la politica statunitense all'estero e soprattutto in Iraq e in Afghanistan, dove l'impegno militare americano ha prodotto un incremento delle attività terroriste.

La Cina è sospettata di aver utilizzato la lotta la terrorismo internazionale per fini interni, sopprimendo l'irredentismo uiguro nel Xinjiang, accusato da Pechino di rapporti con al-Qaeda. Nello stesso tempo, la Cina cerca di distanziarsi dalla politica Usa in Medio Oriente per salvaguardare le forniture di petrolio alla sua economia sempre più assetata di energia.

In Dubai, il giornale Gulfnews domanda ai suoi lettori come il mondo sia cambiato dopo l'11 settembre: per alcuni di essi il pianeta è diventato "più sicuro"; per altri è divenuto "meno sicuro".