Cattolici cinesi a Prodi: Libertà per i vescovi in prigione e per le religioni

Spingere la Cina a rispettare la libertà religiosa garantisce un ambiente più favorevole all'economia. La stabilità sociale non riposa sul controllo e sui carri armati. Il Primo ministro italiano, provenendo da un paese cattolico, può far capire il valore della Santa Sede che non vuole "la distruzione dei comunisti".


Roma (AsiaNews) – Nel suo imminente incontro con le autorità di Pechino, il Primo ministro Romano Prodi dovrebbe chiedere al governo cinese di rilasciare tutti i vescovi in prigione o almeno "farsi dare notizie su di loro", soprattutto su quelli scomparsi da anni e dei quali non si sa nulla; dovrebbe anche far comprendere che promuovere la libertà religiosa è il metodo migliore per garantire stabilità e armonia alla società e all'economia cinesi; e infine, essendo leader di un governo con i comunisti, deve far vedere che "l'Italia, un paese cattolico, non vuole la distruzione dei comunisti, ma il bene della società".

Questi sono alcuni dei suggerimenti che i cattolici cinesi hanno fatto giungere ad AsiaNews alla vigilia del viaggio in Cina del premier italiano. Per ragioni di sicurezza i nomi con cui vengono citati gli intervistati sono fittizi; gli altri dati (professione, città, ecc..) sono quelli reali.

Romano Prodi sarà in Cina dal 12 al 18 settembre e verso la fine della settimana si incontrerà con il presidente cinese Hu Jintao e con il suo collega Wen Jiabao. Insieme a Prodi almeno 500 businessmen e funzionari alla ricerca di una ripresa dei rapporti commerciali fra Italia e  Cina.

Giuseppe Zhang, cattolico non ufficiale dell'Hebei, fa notare che il vescovo di Baoding, Giacomo Su Zhimin è stato sequestrato dalla polizia 10 anni fa e di lui non si sa più nulla. "Io chiedo al vostro Primo ministro che venga liberato questo vescovo ormai anziano, o almeno si faccia dare notizie sulla sua salute e su dove è sequestrato".

La Chiesa dell'Hebei, con una forte comunità sotterranea, è presa di mira da anni dalla polizia e dall'Associazione Patriottica, nel tentativo di eliminarli o di farli iscrivere all'AP, il cui programma è la nascita di una chiesa indipendente dal papa. Per questo, almeno 5 vescovi sono scomparsi nelle mani della polizia. Oltre a mons. Giacomo Su Zhimin, 73 anni, arrestato nel 1996, vi sono: mons. Giulio Jia Zhiguo, vescovo di Zhengding arrestato pochi mesi fa; mons. Han Dingxian, 67 anni, vescovo di Yongnian, arrestato nel 2005; mons. Yao Liang, 84 anni, vescovo ausiliare di Xiwanzi, arrestato nel 2005; mons. Cosma Shi Enxiang, della diocesi di Yixian, 83 anni, arrestato il 13 aprile 2001.

Per Paola Chen, universitaria di Shanghai, la liberazione dei vescovi non è sufficiente: "Dopo che li hanno anche liberati tutti, cosa cambia? Il problema è garantire una effettiva libertà religiosa". Per Paola Chen promuovere la libertà religiosa è un interesse anche del mondo economico: "Garantire la libertà religiosa favorisce la libertà di stampa, di parola e una maggiore moralità. Questo sostiene un flusso più realista delle informazioni sulla Cina – spesso manipolate - e un freno alla grande corruzione in cui sono immersi il business cinese e i membri del Partito".

Anche il prof. Pietro Yue, della sviluppatissima provincia del Zhejiang, fa notare che l'ambiente economico cinese non è favorevole agli investimenti: "I 500 businessmen italiani troveranno molte difficoltà. Qui la legge non garantisce nulla: quello che domina sono la corruzione, il sopruso, la manipolazione dei tribunali… Per frenare tutto questo è necessaria la libertà religiosa. Del resto Hu Jintao e Wen Jiabao promuovono da tempo la stabilità e l'armonia. Ma sarà impossibile garantire questi due valori senza la libertà e senza la libertà religiosa. L'armonia non riposa sul controllo sociale o sui carri armati: essa deve essere costruita con la libertà e la partecipazione di tutti, altrimenti la stabilità sociale è perduta e anche lo sviluppo economico si blocca".

Un sacerdote di Pechino dice che la visita di Prodi potrebbe migliorare i rapporti fra Cina e Vaticano. "Il governo cinese ha paura della Chiesa cattolica perché teme che la Chiesa farà crollare il comunismo cinese, come ha già fatto con la Polonia e l'Europa dell'est. Ma il governo italiano, che è vicino al Vaticano, può far comprendere che la Santa Sede non è un nemico politico che cospira a far cadere la Cina. Del resto, so che il Primo ministro Prodi governa con i comunisti in Italia, paese cattolico: questo dimostra che la Chiesa non vuole la distruzione dei comunisti, ma vuole la libertà religiosa per il bene della società".