Pechino tenta di fermare Kim Jong-il, ma salvando il regime
di Pino Cazzaniga
E' crisi nei rapporti, per le pressioni di Pechino che vuole evitare nuovi passi di Pyongyang: dopo i lanci di missili penserebbe ad un esperimento atomico. Il treno del "caro leader" è fermo alla frontiera.

Seoul (AsiaNews) - La diplomazia cinese è molto impegnata nello sforzo di controllare la disperazione e la follia del regime di Pyongyang, che, colpita da una crisi economica senza precedenti, reagisce minacciando. E dopo i lanci di missili di luglio, ora si paventa un esperimento nucleare sotterraneo.

Grazie alle ricognizioni dei satelliti-spia americani si sa che dal 6 settembre il treno blindato di Kim Jong-il è in sosta nei pressi di Shinuiju, la città nord-coreana al confine con la Cina. Ai servizi di sicurezza sud-coreani e giapponesi e agli analisti non è stato difficile interpretare il fatto: il treno speciale è diretto a Pechino.

Ai reporter stranieri il portavoce del ministero degli esteri cinesi si è affrettato a dire che "per ora non è in programma una visita di Kim Jong-il". Linguaggio di copertura. D'abitudine il portavoce del governo cinese conferma la visita del leader nord-coreano dopo che questi è ritornato al suo Paese. Ma due notizie di fonte cinese confermano la supposizione: verso la fine di agosto Pechino ha invitato Kim Jong-il a un incontro al vertice e per preparare la visita del "caro leader" una delegazione di ufficiali militari nord-coreani si è recata nella capitale cinese. E anche una fonte governativa di Seoul, all'inizio di settembre aveva diffuso notizia dell'"invito".

Le relazioni tra Pechino di Pyongyang si sono, a dir poco, incrinate, dopo che tutti i membri permanenti del Consiglio, Russia e Cina comprese, hanno approvato una mozione di condanna del lancio di sette missili effettuato il 15 luglio dalla Corea del nord verso il Mar del Giappone, pur mitigando il contenuto della richiesta giapponese di sanzioni, appoggiata dagli Usa.

Zhu Fen, professore di politica internazionale all'università di Pechino, ha scritto: "Gli esperimenti balistici della Corea del nord hanno messo la Cina in circostanze imbarazzanti che non hanno precedenti".

La diplomazia cinese aveva fortemente esortato l'alleato del nord perchè non procedesse ai lanci missilistici ma "Pyongyang non ascolta Pechino" ha detto il portavoce del ministero degli esteri cinesi a un giornalista di Seoul. Da qui l'irritazione mutua tra i due Paesi. Recentemente il governo cinese ha permesso la partenza per gli Stati Uniti di tre fuggiaschi nord-coreani, cosa mai fatta prima, e qualche settimana fa la Bank of China ha congelato i conti della Corea del Nord depositati nella sua succursale di Macao, pare su indicazione degli Stati Uniti, che un anno fa avevano fatto la stessa cosa. Pyongyang usava le banche di Macao per diffondere notevoli quantità di dollari contraffatti e riciclare denaro sporco.

In un discorso, pronunciato o fatto leggere, ai membri del corpo diplomatico in Pyongyang il leader nord-coreano è giunto a criticare Cina e Russia come alleati non più affidabili e ha aggiunto: "La nostra nazione deve difendersi da sé".

La Cina si trova di fronte a un dilemma: mantenere la stabilità sia nella Corea del nord che nella regione del nord est dell'Asia. La via pacifica per risolverlo è una sola: convincere Pyongyang a ritornare al tavolo dei "colloqui a sei". E chi lo può fare meglio di ogni altro è l'alleato di sempre: la Cina.

Ma il treno blindato non ha ancora varcato il confine cinese: anzi sembra che stia facendo marcia indietro. Forse una collaterale mossa diplomatica degli Stati Uniti spiega l'esitazione a procedere. Il 5 settembre Christopher Hills, sottosegretario al dipartimento di Stato e negoziatore americano ai colloqui a sei, è giunto a Pechino per un incontro con la controparte cinese Wu Dawei. Dopo l'incontro Hills ha detto: "Onestamente devo dire che i cinesi stanno seriamente tentando di trovare una soluzione diplomatica, ma sembra che stiano incontrando difficoltà". Al diplomatico americano i cinesi sono apparsi frustrati e delusi del loro antico alleato. D'altra parte la Cina si oppone a imporre sanzioni dure. Secondo il premier Wen Jiabao sarebbero controproducenti. Hills si è trattenuto in Cina alcuni giorni. Siccome Washington e Pyongyang da mesi rimangono irremovibili nelle rispettive posizioni, probabilmente Kim Jong-il attende di conoscere il risultato dei colloqui del rappresentante americano con le autorità cinesi prima di prendere una decisione.

Come non mai prima la Corea del nord si trova in una situazione economica disperata. Una settimana fa Donald Rumsfeld ha detto: "La Corea del nord venderebbe qualsiasi cosa a qualsiasi nazione o anche a organizzazioni terroristiche" pur di ricevere denaro. Purtroppo i prodotti che vende di preferenza sono i missili balistici. Secondo uno studio dell'istituto americano Carnegie International Peace, negli ultimi trent'anni Pyongyang ha impegnato i suoi tecnici e le sue industrie nella costruzione di missili che poi vende a nazioni in via di sviluppo: l'Iran, l'Irak, la Libia, l'Egitto e il Pakistan erano tra i suoi clienti preferiti. Secondo uno studio del governo statunitense, il Nord ha guadagnato 560 milioni di dollari da queste vendite. Poiché non esiste una legislazione internazionale che vieta la vendita di missili, la "proliferazione" di quelli nord-coreani avveniva quasi pacificamente. Ma ora gli Stati Uniti hanno escogitato sanzioni indirette per boicottare il lucroso commercio: minaccia la sospensione di aiuti economici alle nazioni che li acquistano.

Quando è messo in condizione disperata, il regime della Corea del nord invece di accettare l'offerta del dialogo ricorre al rischio della minaccia. Questa volta il rischio è tutt'altro che calcolato perchè l'oggetto della minaccia è molto grave: esperimento nucleare sotterraneo. Il 17 agosto la rete televisiva ABC, basandosi su informazioni del Pentagono, ha reso noto il sospetto. Qualche giorno dopo Kim Seung-kyu direttore del servizio di sicurezza sud-coreano (NIS: National Intelligence Service) ha rivelato che la Corea del nord ha la capacità di realizzare un test nucleare sotterraneo. Inoltre secondo l'agenzia russa Itar-Tass, Kim Yong-chun, capo di stato maggiore dell'esercito del Nord, in un'invettiva contro l'America ha detto che "la situazione della penisola coreana, dove cresce la tensione a causa dell'ostilità degli Stati Uniti, prova che noi abbiamo il diritto di procurarci una potente forza deterrente", cioè efficienti armi nucleari. All'inizio di settembre il dipartimento di Stato americano ha invitato tutti i membri della comunità internazionale a dire chiaramente alla Corea del nord che gli esperimenti nucleari sono "molto provocativi" e non avranno altro effetto che peggiorare il suo isolamento.

C'è da augurarsi che il treno blindato del "caro leader" ora proceda verso la capitale cinese.