Denuncia: segni di violenza sui corpi dei 3 cattolici fucilati in Indonesia
di Benteng Reges

I familiari di Tibo e compagni riferiscono di ferite sui corpi dei tre non riconducibili alla fucilazione stessa; chiesta una seconda autopsia. I legali delle famiglie partono per Europa e Stati Uniti per sottoporre il caso agli organi di giustizia internazionali.


Jakarta (AsiaNews) – Non sembrano avere ancora pace i corpi dei tre cattolici indonesiani fucilati a Palu, Sulawesi centrali, lo scorso 22 settembre come responsabili degli scontri interreligiosi del 2000 a Poso. I familiari e i loro avvocati hanno richiesto una seconda autopsia per accertare se Fabianus Tibo, Dominggus da Silva e Marinus Riwu siano stati vittime di "violenze" perpetrate dal plotone subito prima o immediatamente dopo l'esecuzione capitale. Polizia e autorità giudiziarie negano che si sia verificato ogni tipo di abuso.

I legali del gruppo Padma, che ha curato gli interessi dei tre, denunciano invece la presenza sui cadaveri di ferite non riconducibili alla fucilazione stessa: Tibo avrebbe due costole rotte, mentre da Silva è stato trafitto al cuore da un oggetto non ben precisato. Tutti e tre, inoltre, hanno i segni di 5 spari nel petto, invece che uno solo. Le famiglie hanno chiesto al procuratore generale e alla polizia di ripetere le autopsie. Per questo sarà necessario riesumare le salme di Tibo e Riwu, sepolti rispettivamente a Beteleme e Morowali, Sulawesi centrali, e per la seconda volta la salma di da Silva, che riposa sull'isola di Flores.

Quest'ultimo, sepolto dalla autorità nei pressi di Palu, ha fatto ritorno a casa solo lo scorso 24 settembre, dopo le forti richieste della famiglia perché le venisse consegnato il corpo. Nella loro richiesta i familiari dei tre sono appoggiati dalla Commissione Onu per i diritti umani, dalla Corte suprema internazionale e dall'Unione europea.

Secondo i referti dei medici cristiani, che hanno esaminato le salme, sul lato sinistro del petto di tutti e tre sono presenti 5 spari; Tibo, inoltre, ha due costole rotte e cicatrici sul viso, mentre il cuore di Riwu è stato trafitto da qualcosa di simile a un pugnale.  

Il fatto che il procuratore di Palu abbia voluto dare sepoltura a Tibo e compagni in tutta fretta, senza concedere nemmeno funerali religiosi, dà maggior credito alle ipotesi che la fucilazione non sia avvenuta secondo procedure del tutto legali. "Non ci saremo mai aspettati una cosa simile – ha detto uno degli avvocati del Padma, Stephen Roy Rening – ora bisogna fare chiarezza: potremo essere di fronte a violazioni non solo della legge nazionale, che regola le fucilazioni, ma anche della legge internazionale".

"Non avendo più fiducia nel sistema giudiziari indonesiano – conclude il legale – non ci resta che denunciare il caso agli organi internazionali di competenza".  Alcuni membri del Padma sono già in partenza per l'Europa e gli Stati Uniti.

Dal canto loro le autorità negano le accuse o rifiutano di commentare. L'Ufficio del procuratore generale rimanda la questione al procuratore locale di Palu, mentre la polizia di Sulawesi centrali respinge ogni "voce" su procedure illegali nell'esecuzione.