Per fermare gli esuli tibetani, Pechino affama il nord Nepal
di Prakash Dubey

Il governo cinese ha bloccato i camion che dal Tibet trasportano cibo nel distretto nepalese di Mustang, perché aiutano i rifugiati a scappare in India. Oltre 10mila persone rischiano di morire di fame.


Kathmandu (AsiaNews) – Il bando sui trasporti che dal Tibet portano il cibo in Nepal, ordinato da Pechino per "fermare l'esodo dei rifugiati tibetani", sta mettendo a repentaglio la vita di oltre 10mila persone, che rischiano di morire presto di fame.

Da agosto è in vigore un bando totale sui trasporti che dal Tibet passano nel distretto settentrionale di Mustang: il divieto sta affamando la popolazione della zona, oltre 10mila persone, per la maggior parte di religione buddista e legati per vincoli di parentela ai tibetani.

Balananda Basyal dirige il deposito della Corporazione alimentare nepalese a Lomanthang, piccolo centro urbano nel cuore del distretto. Ad AsiaNews spiega che nella zona il cibo ha sempre scarseggiato, ma da anni il governo e le organizzazioni internazionali riuscivano a garantire la sopravvivenza degli abitanti.

Ora, denuncia, "con la caduta del governo si sono interrotti gli aiuti: avevamo solo il Tibet per procurarci il cibo, ma il bando cinese ha creato una scarsità impressionante. Molto presto cadremo vittime della fame".

Ram Ekbal Choudhary, attivista per i diritti umani, spiega che i cinesi hanno motivato il bando "con la scusa che molti tibetani usano i camion per fuggire dalla provincia e, attraverso il Nepal, andare in India dal Dalai Lama".

Questa accusa, aggiunge subito dopo, "è ridicola. Non vi era alcun bisogno di ricorrere a misure così drastiche che mettono in pericolo la vita di centinaia di persone. La Cina ha forze di sicurezza dislocate su tutto il confine, perché non le usa per controllare i trasporti?"

"Se i rifugiati riescono a passare il confine – conclude – è evidente che sono riusciti a corrompere in qualche modo le guardie che li dovrebbero controllare. Forse fanno persino leva sulla loro compassione".