Indù e buddisti nepalesi: No al sacrificio di 2 milioni di animali
di Prakash Dubey

L'enorme ecatombe viene macellata in tre giorni, in occasione delle festività per la dea Durga. I buddisti invitano "a macellare i propri peccati, non esseri innocenti" e apprezzano i cristiani, che hanno abbandonato i sacrifici cruenti. 


Lumbini (AsiaNews) – Un gruppo composto da riformisti di religione indù e buddista ha chiesto al governo ed alle autorità delle 2 religioni di bandire il sacrificio annuale di animali in onore della dea Durga, che in 3 giorni porta al macello oltre 2 milioni di animali.

Le festività Dasai in onore della dea, una delle più amate del pantheon indù, si svolgono ogni anno per 10 giorni. Negli ultimi 3 giorni di festa, si sacrificano alla dea oltre 2 milioni di animali: galline, piccioni, oche e addirittura bufali. Questo sacrificio ha origine lontane ed è praticato sia dagli indù che dai buddisti che seguono la setta tantrica.

Fino alle rivolte popolari dello scorso aprile contro il re Gyanendra – che hanno fatto divenire il Nepal uno Stato secolare – il Paese era considerato un "regno indù" e quindi il rito era intoccabile. Ora, la presenza di un governo democratico ha spinto molti gruppi di riformisti indù e persino alcuni buddisti a chiedere il bando totale del sacrificio, definito "diabolico".

Jaya Prakash Agarwal, leader del gruppo Nepal Anubrata Samiti [organizzazione indù che lavora "per il risveglio spirituale dei fedeli" ndr] spiega ad AsiaNews: "Il bagno di sangue a danno di animali innocenti è sacrilego. Da tempo lavoriamo per trovare un appoggio popolare, anche se sono pochi coloro che ci ascoltano. Siamo ottimisti, però, e prima o poi questa pratica sarà bandita".

Agarwal sottolinea che "se siamo riusciti con una rivoluzione a togliere al re le prerogative che ne facevano un despota, non vedo perché questo rito non possa finire. La mia preoccupazione al momento è che, sebbene il Nepal sia ora uno Stato definito secolare, il governo continua a stanziare fondi per il massacro di animali innocenti. Solo quest'anno Kathmandu ha regalato circa 250mila dollari per acquistare gli animali, sacrificati in più di 700 templi".

"E' una grave ferita per tutto l'induismo – conclude – che vi siano fedeli della nostra religione che strappano via una vita solo per divertimento".

Bhante Satyabrata, monaco buddista che vive a Lumbini (la "culla di Buddha"), aggiunge: "Anche alcuni buddisti nepalesi praticano questo sacrificio. Questo è orribile e Buddha non lo avrebbe mai permesso".

Il monaco aggiunge con amarezza che "invece di macellare animali, dovremmo macellare la nostra avarizia, gelosia, il nostro odio e l'inimicizia. Dovremmo imitare i cristiani, che pur provenendo da una cultura ebraica che pratica il sacrificio animale non hanno mai ucciso per compiacere il loro Dio".

"I cristiani – conclude Satyabrata – credono che Gesù sia stato l'ultimo agnello ad essere sacrificato e ritengono il suo sangue purificatore per tutto il mondo. E' ironico che noi, progenie di Buddha, continuiamo invece in queste pratiche".

Ruben Gurung, cristiano protestante della chiesa della Speranza, definisce "un buon segno" il fatto che "indù e buddisti, insieme, portino avanti una riforma del genere". Gurung spiega che non ha "nulla contro i riti delle loro religioni, ma non li approvo perché sono alla base della povertà delle zone rurali del Nepal. Le famiglie che vivono nei campi vendono tutto ciò che hanno per offrire questi sacrifici: se non offrono gli animali, infatti, sono sicuri che qualcosa di terribile li colpirà".