Uttar Pradesh, oltre 350 indiani di ogni casta si convertono al cristianesimo
di Prakash Dubey

Uno di loro sottolinea ad AsiaNews che la decisione è stata presa liberamente, senza alcuna costrizione. Shock per i nazionalisti indù, che hanno deciso di riportare "alla vera fede" il gruppo di neo-convertiti. Preoccupazione dei cattolici locali, che temono un inasprimento del conflitto interreligioso.


Gorakhpur (AsiaNews) – Un gruppo composto da circa 350 indù di ogni casta sociale si è convertito al cristianesimo il 3 ottobre scorso perché questa religione "ha riportato nella popolazione i valori di uguaglianza sociale ed amore che l'induismo ha perso". La decisione ha scatenato la furia degli estremisti indù, che ora progettano di "riportarli alla vera fede".

I convertiti provengono da 6 villaggi del distretto di Jaunpur, nello Stato settentrionale dell'Uttar Pradesh. I pastori cristiani che operano nella zona appartengono alla chiesa pentecostale. Secondo Pitamber Masihi, uno dei neo-convertiti, questi "hanno riportato i valori di uguaglianza, amore e fraternità che la religione indù ha perduto. Infatti, essa è ferma alla dicotomia fra le caste sociali e non fa altro che promuovere una serie di superstizioni e vizi sociali".

Masihi dice ad AsiaNews che i pastori "non hanno usato alcun tipo di incentivo economico o lavaggio del cervello per portarci verso il cristianesimo. Il primo motivo per cui ci siamo convertiti  è l'averli visti nell'insegnare l'amore per il nemico e l'inutilità della discriminazione basata sulle caste, rimpiazzata dalla cultura della solidarietà".

La conversione ed il battesimo sono stati officiati dal pastore Rajendra Chauhan. "E' avvenuto tutto con il nostro pieno consenso – sottolinea Masihi – e noi siamo veramente illuminati ed onorati di divenire discepoli di Cristo".

La cerimonia ha invece fatto infuriare alcuni gruppi di nazionalisti indù come il Vishwa Hindu Parishad (Vhp) ed il Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss, formazioni paramilitari di estremisti indù), che più di una volta hanno risposto ad avvenimenti del genere con cerimonie di "riconversione alla purezza indù". Queste avvengono nell'ambito di un programma preciso che mira a ridurre al minimo il numero di cristiani nello Stato.

Secondo un sacerdote cattolico locale, p. Francis, "il vero shock per gli estremisti è stato lo scoprire che alcuni convertiti appartengono alle caste più alte. Il più delle volte accusano i cristiani di convertire con la frode i dalit ignoranti, magari dando loro del denaro, ma in questo caso non possono dire nulla".

Il sacerdote sottolinea tuttavia che la Chiesa cattolica "nono crede in queste cerimonie di massa. Portiamo avanti dozzine di programmi sanitari ed educativi e crediamo che la conversione più importante per le masse sia quella che trasforma la povertà in benessere e l'ignoranza in cultura. Queste cerimonie così ampie non fanno altro che aumentare un confronto sociale che Cristo non apprezzerebbe".

In ogni caso, la notizia di questa grande conversione si è sparsa in tutto lo Stato ed ha provocato reazioni diverse. Srikant Shukla, leader indù, dice ad AsiaNews: "Non credo che si siano convertiti liberamente. E' un evidente operazione di costrizione da parte dei missionari cristiani che si sono avventati su contadini innocenti. Abbiamo denunciato il caso alla polizia, che farà di tutto per stroncare questa cospirazione cristiana anti-indù".

Shukla spiega che "diverse organizzazioni indù si incontreranno il prossimo 8 ottobre per parlare di questa cospirazione e preparare una strategia che la possa contrastare. Dobbiamo riportare queste persone all'induismo, perché siamo sicuri che non hanno abbracciato il cristianesimo liberamente".

Secondo p. Francis, questa ennesima riconversione di massa "non farà altro che aumentare la tensione nella zona, e questo si ripercuoterà contro i pochi cattolici della zona, del tutto estranei alla vicenda. Per la maggior parte della popolazione, infatti, non vi è alcuna differenza fra le confessioni cristiane".