In Mongolia una "muraglia verde" per fermare il deserto del Gobi

Il governo vuole costruire una barriera lunga 3mila chilometri per bloccare la desertificazione e l'inquinamento provocato dalle tempeste di sabbia.


Ulan Bator (AsiaNews) – Una "muraglia" lunga 3mila chilometri, composta di pini, salici, ginepri, biancospini ed altri alberi, che attraversi il deserto lungo i confini con la Cina. Si presenta in questi termini il progetto della Mongolia che, secondo il The Wall Street Journal, dovrebbe costare almeno 150 milioni di dollari ed essere portato a compimento in una trentina d'anni.

Il progetto della "muraglia verde", che evoca la Grande muraglia costruita dai cinesi proprio per fermare i mongoli, nasce alla scopo rifermare la crescente desertificazione che sta colpendo la Mongolia. Con la "muraglia verde", Ulan Bator vuole "proteggere se stessa ed il mondo intero da un problema estremamente serio: la polvere del deserto del Gobi, raccolta dalle tempeste dell'Asia centrale, viene trasportata verso oriente", con conseguenze che vengono avvertite in Cina ed in Corea. Tracce della polvere del deserto sono state trovate in Kansas.

Per i Paesi confinanti, però, le nuvole di sabbia del deserto del Gobi significano cieli oscurati, a volte fino alla chiusura di aeroporti e malattie respiratorie.

Il problema della desertificazione significa per la Mongolia 140mila chilometri quadrati di territorio inutilizzabile, 683 corsi d'acqua che si sono seccati negli ultimi anni, la diminuzione del 10% delle precipitazioni, rispetto al 1940.

Così, la "muraglia verde" è divenuta per i mongoli una necessità: negli ultimi due anni hanno già piantato 360mila alberi.