In Malaysia "non è rosea" la situazione della libertà di stampa
di Joseph Masilamany

Parla la direttrice del Centre for Indipendent Journalism, che ricorda le restrizioni imposte quest'anno da Kuala Lumpur su giornali, libri e spettacoli.


Kuala Lumpur (AsiaNews) – Non è così rosea come potrebbe sembrare la condizione della libertà di stampa in Malaysia. A denunciarlo è la direttrice esecutiva del Centre for Indipendent Journalism (Cij), un'organizzazione no-profit malaysiana. Sonia Randhawa spiega ad AsiaNews che sebbene il Paese, secondo l'ultimo rapporto annuale di Reporter Senza Frontiere (Rsf), abbia registrato dei progressi, non si può parlare ancora di una situazione positiva.

Diffuso lo scorso 24 ottobre, il Rapporto 2006 dell'associazione che vigila sugli abusi subiti dai giornalisti nel mondo, posiziona la Malaysia al 92simo posto su 168 Paesi, un balzo di 21 posti dal 113simo avuto nel 2005. Ma Sonia Radhawa sottolinea che il risultato non va letto come una vittoria. 

La direttrice del Cij ricorda che quest'anno il governo ha imposto severe restrizioni alla libertà di stampa e d'espressione non solo sui media, ma anche nella letteratura e nello spettacolo. "All'inizio del 2006 – dice – il Sarawak Tribune è stato costretto a chiudere per aver pubblicato le famigerate vignette su Maometto; a niente sono servite le scuse dei direttori". Per la stessa colpa, continua, il Guangdong Daily, quotidiano in lingua cinese, è stato provvisoriamente sospeso. Diversi caporedattori di un altro giornale cinese, il China Press, sono stati sospesi dall'incarico per aver messo in luce gli abusi di potere della polizia malaysiana. In compenso, aggiunge la Randhawa, il quotidiano cinese Oriental Daily, aveva il permesso di pubblicare senza possedere la licenza di stampa. A maggio il giornale ha ottenuto anche la licenza, ma solo dopo aver licenziato alcuni editorialisti su ordine di Kuala Lumpur. Di contro il più popolare quotidiano online del Paese, il Malaysiakini, animato da bloggers, dal 2000 aspetta ancora la licenza di stampare.

Sonia Radhawa ricorda, inoltre, le direttive del governo inviate a tutti i direttori di mass media istruiti "a non pubblicare storie sul recente aumento della benzina, discussioni legate a questioni etniche o religiose e articoli sulla Costituzione nazionale".

Ma i controlli arrivano fino al cinema e alla letteratura. Il film Lelaki Komunis Terakir (L'ultimo comunista) e altri spettacoli teatrali sono stati vietati perché "rischiavano di toccare delicati sentimenti". Le autorità hanno poi vietato il commercio di 33 libri, tra cui The Battle for God, un trattato di religione comparata, e uno intitolato How to Take Photos. In quest'ultimo, una sezione  dedicata al ritratto nudo ha fatto guadagnare al testo l'accusa di "materiale pornografico".