Orissa: l'assassino del missionario cristiano assolto dall'accusa di un altro omicidio

Dara Singh, condannato all'ergastolo per l'omicidio di Graham Staines e dei suoi due figli, è stato assolto ieri per insufficienza di prove dall'accusa di aver ucciso un musulmano. L'uomo deve affrontare altri due processi, ma la Corte Suprema ha accolto il suo ricorso per una riduzione di pena.


Baripada (AsiaNews/Icns) – I giudici dello Stato orientale dell'Orissa hanno dichiarato ieri Dara Singh, assassino del missionario cristiano Graham Staines, non colpevole dell'omicidio di Shaikh Imam, musulmano bruciato vivo nel suo camion il 15 settembre del 1998. Il verdetto è stato pronunciato per insufficienza di prove.

Dara Singh, il cui vero nome è Rabindra Kumal Pal, era stato accusato dell'omicidio insieme ad altre 13 persone. Secondo alcuni testimoni, questi avrebbero attaccato il camion, trainato da un bufalo, e lo avrebbero incendiato dopo aver liberato l'animale. Subito dopo, si sarebbe compiuto l'assassinio di Imam, morto in un secondo tempo in un ospedale locale.

Singh era stato condannato a morte il 22 settembre 2003 dalla Corte provinciale dell'Orissa. Nella sentenza, l'uomo viene giudicato colpevole di aver guidato l'attacco nel distretto di Keonjhar che, il 23 gennaio 1999, aveva portato alla morte del missionario australiano Graham Staines, bruciato vivo insieme ai suoi figli di 7 e 9 anni. La Corte aveva anche imprigionato 12 uomini definiti suoi complici.

L'Alta Corte dello Stato orientale ha commutato il 19 maggio del 2005 la sentenza di Singh in ergastolo ed ha rilasciato 11 degli altri accusati. Il 19 ottobre del 2005, la Corte Suprema dello Stato ha inoltre accettato il ricorso di Singh, che chiede una riduzione della pena.

Al momento, tuttavia, il nazionalista indù rimane in carcere: deve affrontare ancora due processi per l'omicidio del sacerdote cattolico Arul Doss e di Shaikh Rehman, un commerciante musulmano di Padiabeda.

Secondo alcuni analisti, la sentenza di ieri è il primo passo per la riduzione della pena e la successiva scarcerazione di Singh, considerato dalle frange estremiste del nazionalismo indù una sorta di eroe per la sua opera di "purificazione dell'India dagli infedeli".