Sulawesi: processo per le tre cristiane decapitate. Gli autori preparavano altre 100 decapitazioni
di Benteng Reges

Il primo dei tre imputati, Hasanuddin, la mente del triplice omicidio, rischia la pena capitale. Ai suo uomini aveva ordinato di decapitare almeno 100 cristiani di Poso, come vendetta per i musulmani morti nel conflitto del 1999-2001.


Jakarta (AsiaNews) – Si è aperto oggi in Indonesia il processo al primo dei tre imputati per la decapitazioni delle tre ragazze cristiane avvenute a Poso, Sulawesi centrali, nel 2005. Secondo il procuratore Payaman SH, Hasanuddin aveva dato ordini scritti ai suoi uomini chiedendo "almeno 100 teste di giovani, adulti e donne Kongkoli" (il nome con cui è identificata la comunità cristiana di Poso, ndr). "Deve essere una vendetta – continuano le  direttive del terrorista – il sangue sarà pagato con sangue, la vita con la vita, la testa con la testa".

Se giudicati colpevoli i tre rischiano la pena di morte.

Il 29 ottobre 2005, tre ragazze camminavano verso casa quando sono state aggredite e decapitate con un machete nella zona di Gebang Rejo a Poso. Due delle loro teste sono state rinvenute vicino ad una stazione di polizia e la terza è stata lasciata davanti a una chiesa. Il caso ha scosso l'opinione pubblica in Indonesia e all'estero. Il presidente Susilo Bambang Yudhoyono ha condannato il triplice omicidio, che Benedetto XVI, da parte sua, ha definito "barbaro assassinio".

Hasanuddin, considerato la mente del triplice omicidio, si è presentato davanti ai giudici della Corte centrale di Jakarta, dove per motivi di sicurezza si svolgerà il processo. L'assassinio delle giovani cristiane ha minacciato la fragile pace stabilita nella zona dopo il sanguinoso conflitto interreligioso del 1999 – 2001. Le violenze continuano ancora oggi ad intermittenza e le autorità spesso temporeggiano nell'individuarne i responsabili.

Hasanuddin, accusato di omicidio premeditato insieme a Lilik Purnomo e Irwanto Irano, non ha rilasciato dichiarazioni in apertura dell'udienza. All'entrata in tribunale, il legale dei tre ha ricordato alla stampa che i suoi clienti hanno tutti ammesso il coinvolgimento negli omicidi, perpetrati come vendetta per le morti di musulmani.