Bahrain: per la prima volta tutti i cittadini votano per il Parlamento

Nelle elezioni del 2002 c'è stata una diffusa astensione di protesta. La campagna elettorale ha visto accesi contrasti tra sunniti e sciiti. Esperti ritengono che il Paese avrà comunque un nuovo volto e tutti i candidati hanno promesso cambiamenti.


Manama (AsiaNews/Agenzie) – Si vota oggi in Bahrain per il rinnovo del Parlamento. Grande attesa per la massiccia partecipazione di tutte le componenti sociali, dopo una campagna elettorale molto accesa tra sunniti e sciiti.

Le elezioni dell'ottobre 2002, le prime dopo lo scioglimento del parlamento nel 1975, erano state boicottate dagli sciiti (circa il 60% della popolazione) e da gruppi non confessionali per protestare contro la attribuzione alla Camera Alta, di nomina regia, degli stessi poteri della Camera Bassa, interamente elettiva. I gruppi sunniti hanno così con facilità avuto la maggioranza.

L' attuale campagna elettorale è stata accesa: messaggi mobili hanno ammonito che una vittoria sciita porterebbe lo Stato a una situazione simile a quella irachena dove "i sunniti perdono i loro diritti e la vita", e che la candidatura di donne è "immorale". I candidati sciiti, invece, accusano il governo di averli danneggiati con la riforma del 2002 dei collegi elettorali: secondo un rapporto di Carnegie Endowment for International Peace alcuni collegi elettorali dove gli sciiti sono più presenti hanno ora tra 10 e 20 volte più iscritti al voto rispetto a collegi a maggioranza sunnita o "misti", cosa che potrebbe diminuire il numero dei collegi in cui gli sciiti hanno una teorica maggioranza e rendere più difficile conseguire il quorum al primo turno.

Le due Camere hanno 40 seggi ciascuna e il Consiglio dei Rappresentanti è eletto dai circa 300mila cittadini maggiori di 20 anni. Viene eletto il candidato che supera il 50% dei voti, ma poiché ci sono oltre 200 candidati si prevede che molti seggi andranno al secondo turno elettorale del 2 dicembre con ballottaggio tra i due candidati più votati. Votano anche i cittadini di altri Stati del Consiglio di cooperazione del Golfo che qui risiedono, tra cui diverse migliaia di sunniti stranieri che prestano servizio nell'esercito o nei servizi di sicurezza. Non sono permessi partiti politici, per cui i candidati si riuniscono in "associazioni politiche".

Le donne hanno diritto al voto ma i principali partiti islamici boicottano la loro candidatura e le 18 candidate non hanno potuto fare campagna elettorale nelle moschee, come invece hanno potuto i candidati uomini. Ignoti hanno affisso manifesti raffiguranti le candidate bere vino o fumare la pipa, mentre i telefonini sono stati tempestati di messaggi che le definiscono immorali. Le donne non hanno vinto seggi nel 2002, ma quest'anno la filogovernativa Lateefa al-Gaoud è stata candidata in un collegio dove non ha avversari.

Tutti i candidati hanno promesso riforme, in un Paese che vede crescere il divario tra ricchi e poveri e dove sempre più cittadini temono di perdere il lavoro per il massiccio arrivo di migranti stranieri.

Ieri nella capitale c'è stata una protesta di circa 1.500 persone per chiedere le dimissioni del primo ministro Khalifa bin Salman Al Khalifa, di recente accusato di voler escludere cittadini dal voto al fine di favorire candidati progovernativi. (PB)