Morto il presidente Niyazov, “Padre (e padrone) di tutti i turkmeni”
L’autoritario leader musulmano è deceduto per un arresto cardiaco; in 20 anni di potere aveva instaurato un regime repressivo di ogni di diritto umano e un esasperato culto della personalità. Ancora incerta la successione.
Ashgabat (AsiaNews) – Dopo 21 anni di governo autoritario e repressivo di ogni diritto umano, il presidente del Turkmenistan, Saparmurat Niyazov, è morto ieri. Un “arresto cardiaco” è la causa ufficiale del decesso del leader 66enne, che il mese scorso aveva ammesso di avere problemi di cuore. La notizia è stata diffusa dalla Tv di Stato, che ha trasmesso un’immagine del presidente listata a lutto mentre un presentatore leggeva il lungo elenco dei meriti e delle opere compiute dal capo di Stato. Ma agli occhi della comunità internazionale Niyazov è tristemente famoso per aver instaurato uno dei regimi dove più grave è la situazione della libertà di stampa e di religione, diritti politici e civili - del tutto assenti - e maggiore è la corruzione.
Paese a maggioranza sunnita, con 5,5 milioni di abitanti, al confine con l'Iran e l'Afghanistan, il Turkmenistan è il secondo produttore di gas naturale tra gli Stati dell’ex Unione Sovietica. Niyazov guida il Paese da quando, nel ’90, si è proclamato indipendente dall'URSS. Anche lui, come il presidente russo Putin, ha riciclato la sua immagine: negli anni '80 era infatti capo del governo e primo segretario del PC turkmeno, oltre che membro del Comitato Centrale del PCUS a Mosca.
Ottenuto il potere, Niyazov si è scoperto musulmano, ha fatto costruire nel villaggio natio di Kypchak la più grande moschea dell'Asia Centrale ed ha instaurato un regime dittatoriale con un esasperato "culto della personalità". La propaganda pubblica lo glorifica come "profeta", sono obbligatori nelle scuole lo studio del suo libro "Ruhnama" (definito "Santo") e viene ricordato e ringraziato nella "prefazione di tutte le preghiere". Ha perfino cambiato i nomi dei mesi e delle settimane, ha decretato che il periodo della sua reggenza venga definito "il secolo d'oro" e si è fatto chiamare Turkmenbashi, Padre e Guida di tutti i turkmeni. Nel Paese non esiste informazione indipendente e opposizione politica. Un presunto attentato alla sua persona, nel 2002, è stato il pretesto per sbarazzarsi degli ultimi oppositori, sopravvissuti alla sua repressione.
Il Turkmenistan di Niyazov è stato caratterizzato anche da corruzione e nepotismo: dopo essersi fatto proclamare presidente a vita (nel 1999), ha aperto al figlio Murat una via privilegiata nel mondo degli affari, affidandogli il controllo dell'esportazione del gas naturale; i proventi - si dice ad Ashghabat, capitale del paese - sono custoditi in banche "offshore" a Cipro. Murat avrebbe preso forti "tangenti" da compagnie straniere interessate all'estrazione del gas, senza tuttavia far fronte agli impegni presi. Anche il denaro ricavato dal commercio di alcolici e sigarette è gestito da Murat.
Agenzie internazionali ad Ashghabat riferiscono che in città la situazione è calma, ma i lavoratori stanno rimuovendo dalle strade le decorazioni per il Nuovo Anno. Il governo si riunirà in una seduta d’emergenza nel tardo pomeriggio. Per l’organizzazione dei funerali del leader è stata appositamente istituita una Commissione speciale. Analisti ritengono che la morte di Niyazov apra un futuro incerto per il Paese: non esiste infatti un successore designato, anche se in molti vedono nel figlio Murat il possibile nuovo presidente.
Su una popolazione di poco più di 5 milioni abitanti, in Turkmenistan l’89 per cento è musulmano, il 9 per cento ortodosso orientale.