Erdogan a Beirut per cercare la strada di una quasi impossibile mediazione
di Paul Dakiki
La situazione politica libanese appare bloccata, con maggioranza ed opposizione che non trovano un accordo neppure sulla conferenza dei Paesi donatori. Hezbollah minaccia l’escalation delle manifestazioni di protesta.
Beirut (AsiaNews) – Anche il primo ministro turco, Recep Tayyip Erdogan, tenterà di mediare nella crisi politica libanese. E’ quanto si sostiene a Beirut, dove Erdogan è arrivato questa mattina per una visita ufficiale di un giorno, durante la quale incontrerà il primo ministro Fuad Siniora, il presidente della Repubblica Emile Lahoud, il presidente del Parlamento e leader sciita Nabih Berri, e Saad Hariri, capo della maggioranza parlamentare. Erdogan si recherà anche nel sud del Libano in visita al contingente turco impegnato nella missione Unifil.
 
Erdogan, che a inizio del mese scorso si è recato in Iran, ha a suo favore i buoni rapporti della Turchia con tutti i Paesi coinvolti nella crisi, in primo luogo la Siria, con la quale proprio all’inizio di quest’anno è stata creata una zona di libero scambio.
 
La situazione a Beirut appare però con poche vie di sbocco, tanto che voci raccolte dalla stampa libanese escludono la ripresa, almeno a breve termine, della mediazione del segretario generale della Lega araba, Amr Moussa.
 
Dal canto loro, gli esponenti della maggioranza e dell’opposizione continuano in un balletto di scambio di accuse, che ora si sta allargando anche alla Conferenza dei donatori, che il 25 gennaio dovrebbe vedere riuniti a Parigi i Paesi pronti ad offrire aiuti al Paese dei Cedri. Se, infatti, il primo ministro Siniora ha definito l’incontro di Parigi “una necessità” per venire incontro ai bisogni di “tutti i libanesi”, un esponente dell’opposizione come il generale Michel Aoun ha sostenuto che la Conferenza ha la necessità del preventivo consenso delle forze politiche di minoranza e del cambiamento dei ministri finanziari.
 
Scambio di minacce e accuse anche sulla prosecuzione delle manifestazioni di protesta che dal primo dicembre bloccano il centro della capitale. Si parla con insistenza dell’intenzione di Hezbollah di promuovere una escalation della protesta, ma non delle nuove modalità che essa potrebbe assumere. Fonti dell’opposizione ipotizzano un vertice che, a tale scopo, dovrebbe riunirsi nelle prossime 48 ore, ma si lascia anche intendere che proprio l’incertezza dei futuri passi degli antigovernativi è uno strumento di destabilizzazione. Pur senza dare alcuna indicazione su cosa accadrà, il numero due di Hezbollah, Naim Kassem, in un’intervista alla televisione al Manar, controllata dal suo movimento, ha assicurato che comunque la protesta sarà “pacifica”.
A gettare un’ombra, la risposta data da Siniora ad un giornalista che ipotizzava la chiusura delle via d’access a Beirut da parte dei manifestanti: “noi ci siamo impegnati a tenerle aperte”.