Nelle province più remote c’è ancora la campagna anticattolica
di Nguyen Van Tranh
Nella zona di Son La i funzionari del Partito impongono il divieto di celebrare messa e pregare in gruppo, minacciano e diffamano i cattolici per spingerli ad abbandonare la religione.

Hanoi (Asianews) – Divieto di celebrare messe in pubblico ed anche di riunirsi a pregare in gruppo, ostacoli e difficoltà di ogni genere per i cattolici, una metodica campagna di diffamazione. Se è vero che in Vietnam è generalmente diminuita l’azione antireligiosa, nelle province più isolate essa è ancora in pieno vigore. E’ ciò che accade nella provincia di Son La, nell’estremo nordovest del Paese, ai confini con il Laos.

 La vita non è facile per i 6078 cattolici che vivono nella provincia – dove la diocesi fu istituita nel 1659 - su una popolazione di 1.153.000 abitanti.

 Se si chiede dei cristiani a qualche comunista, quadri e persone, tutti loro dicono che il cattolico è illegale e reazionario. Ciò indica che le autorità della provincia hanno ampiamente fatto propaganda contro il cattolicesimo con il materiale sulla “Propaganda e mobilitazione popolare per adempiere correttamente la politica religiosa del governo del Vietnam mediante il comitato provinciale del Partito comunista” che ha pubblicato le direttive nel giugno 2006.

“Non è giusto – dice un giovane ad AsiaNews – se le autorità locali dicono che le attività dei cattolici sono illegali. Dicono anche che le religioni nella provincia di Son La non hano catechismo, norme, dignitari, riti, cerimonie e mezzi per le loro attività”. “Il governo – commenta una donna del posto - parla, ma non realizza le direttive sulla religione. Nelle aree remote, la gente che segue le religioni si trova di fronte a numerose difficoltà e discriminazioni. Non permettono alla gente di pregare nelle case dei defunti. Alcuni volontari avrebbero voluto visitare gli ammalati, ma i funzionari li hanno scacciati e ostacolati. Forse debbono obbedire alle autorità locali o alla loro sopravvivenza”.

 In effetti, ci sono molte sottili forme che il governo locale impone per impedire le attività religiose, persino pregare in piccoli gruppi con altri. “Il governo locale – spiega un altro giovane – segue sempre i sacerdoti, non gli permette di celebrare messa per la gente o le comunità. I loro quadri sono andati dalle famiglie cattoliche per proibire di pregare con molte persone, dicendo che le leggi del Vietnam non consentono tale attività. Hanno schedato i cattolici per avere una stima per ‘educarli’, ‘convincerli’, per spingere persone ad abbandonare la religine; a volte minacciano, forzano e isolano i cattolici”.