Ucciso il giornalista che ha denunciato il genocidio degli armeni
di Mavi Zambak
Hrant Dink, direttore di Agos, aveva subito minacce di morte e nel 2005 era stato condannato per aver “insultato l’identità nazionale turca”.
Istanbul (AsiaNews) - Il giornalista turco, di origine armena, Hrant Dink è stato assassinato questo pomeriggio intorno alle 15 locali con quattro colpi di pistola appena uscito dal suo ufficio di redazione, si pensa da un giovane di 18 – 19 anni che è scappato nella folla di una delle più affollate strade del quartiere europeo di Istanbul, Sisli.
 
Dink, 53 anni, era stato condannato nell'ottobre del 2005 dal tribunale di Istanbul a sei mesi di prigione con la condizionale per “insulto all'identità nazionale turca”. La pena, come precisa il sito della comunità armena in Italia, era stata poi sospesa. Direttore del giornale bilingue turco-armeno Agos, Dink era finito sotto processo per un articolo scritto nel 2004 sul genocidio degli armeni. 
E’ stato uno choc per tutti i turchi e subito si è creata per la strada, di fronte al portone dove è stato colpito, una manifestazione spontanea urlante: “Hrant non è morto, la sua libertà non morirà”.
 
Il suo amico e collega giornalista Aydin Engin, anch’egli condannato con lui secondo lo stesso articolo 301 del Codice penale turco, subito intervistato in televisione, ricorda che ancora ieri al telefono parlavano tra loro della condanna a sei mesi di prigione, solamente rinviata a tempo indeterminato, ma non definitivamente cancellata. E Hrant affermava di non aver paura e di essere pronto a tutto. Più volte Aydin gli aveva supplicato di accettare la guardia del corpo che la polizia gli aveva promesso di fronte alle ultime minacce ricevute, ma Hrant ancora una volta aveva rifiutato dicendo che non voleva essere difeso nella sua libertà e non temeva i pericoli.
 
Engin ricorda il collega come un uomo che parlava sempre apertamente alla ricerca della verità, della libertà e della democrazia. “Con questo assassinio è stata ferita tutta la Turchia, è un cordoglio per tutta la Nazione”, afferma senza indugio il giornalista amico, che intravede in questo omicidio un ulteriore tentativo di coloro che sono contrari all’ingresso della Turchia in Europa, di creare indignazione degli europei verso i turchi. Da parte di diversi politici di governo c’è stata un’esplicita condanna di questo orribile gesto. Lo stesso presidente della Repubblica Sezer ha affermato senza indugio che è stato un atto “disumano”.
 
Il premier turco Erdogan, nella conferenza stampa subito organizzata ad Ankara ha affermato: “Questo sangue versato ci lascia sconcertati e sicuramente questo atto è stato compiuto per uccidere la nostra pace e la nostra libertà e democrazia. A nome di tutta la popolazione e della nazione turca condanno questo gesto e si cercherà di fare di tutto per mettere chiarezza in questo omicidio e trovare i colpevoli. Deploro queste mani insanguinate. Non accettiamo questa provocazione intenta a distruggere l’unità di questo paese e a creare contrasti tra le diverse culture e religioni presenti in Turchia.
Adesso non sappiamo nulla su chi ha compiuto questo omicidio e neppure il movente, ma fin da ora dico che per quanto mi sarà possibile, farò di tutto per partecipare al funerale del nostro giornalista, ovunque e in qualunque rito sarà”.