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Calma tesa a Beirut, dopo la sospensione dello sciopero generale
di Youssef Hourany
Ancora incerto il numero delle vittime degli scontri. Il premier è giunto a Parigi per la conferenza dei “donatori”. Preoccupa il contrasto tra cristiani: duro richiamo del patriarca Sfeir.
Beirut (AsiaNews) – Una calma tesa regna oggi a Beirut, dopo che stanotte l'opposizione ha deciso la sospensione dello sciopero generale ed ha invitato tutti i suoi seguaci a ritirarsi dalle strade. Le proteste di ieri sono costate la vita ad alcuni cittadini, sembra cinque, ed hanno causato più di 150 feriti, oltre al blocco della vita in molte regioni del Libano. Lo sciopero, proclamato alla vigilia della conferenza dei Paesi donatori nella capitale francese - della quale l’opposizione vuole il fallimento - ha impedito la partenza per Parigi del primo ministro Fouad Siniora, che solo oggi ha potuto lasciare Beirut. “Si sono superati tutti i limiti”, ha detto il premier in un messaggio televisivo trasmesso ieri sera “Lo sciopero – ha spiegato – si è trasformato in strade interrotte, aggressioni contro la sicurezza dei cittadini, la loro libertà e contro le proprietà pubbliche e private, in minacce… Tutto ciò ricorda i tempi della discordia, della guerra, della tutela (siriana, ndr); questo non ha niente a che vedere con le regole e i valori della democrazia, con il diritto di esprimersi pacificamente”.
Il deputato di Hezbollah, Housein el Hage Hassan, in un colloquio con AsiaNews ha sostenuto la necessita di porre fine alla attuale situazione politica, ammonendo contro il pericolo "di una nuova ondata di violenza fratricide", ma ha sostenuto che proseguiranno le pressioni contro il governo e si è rifiutato di parlare di una possibile riapertura della strada che conduce all'aeroporto internazionale di Beirut. Egli ha anche fatto balenare la possibilità, prevista dalla Costituzione libanese, che il presidente della Repubblica dichiari per decreto le dimissioni del governo.
Il deputato sciita ha definito “permanente” e “durevole” l'alleanza con Michel Aoun ed ha lanciato dure critiche contro il dirigente delle Forze Libanesi, Samir Geagea, accusandolo di non aver voluto risparmiare il sangue dei cristiani nel Nord. Housein el Hage Hassan ha infine espresso preoccupazione per possibili decisioni della Conferenza di Parigi, che “manipolino” il problema palestinese attraverso la questione del debito estero che incombe sul paese dei Cedri, che supera i 40 miliardi di dollari.
“Ciò che è accaduto – ha replicato Geagea – non ha niente a che vedere con la democrazia. E’ un vero colpo di Stato”. Di “colpo di Stato contro il governo” ha parlato anche il ministro delle Telecomunicazioni Marwan Hamade.
A destare particolare preoccupazione è il contrasto in atto tra i cristiani, manifestatosi anche con violenti sanguinosi scontri nel nord. In proposito, il Patriarca maronita, il cardinale Nasrallah Sfeir, ha espresso il suo dolore per le notizie che gli erano giunte sullo scontro nel Nord Libano, che ha coinvolto persone inermi, ed ha rivolto un duro richiamo ai dirigenti delle opposte fazioni, perché “si sforzino di più per risparmiare sangue,e sofferenze”.