Non basta la multa: pubblico biasimo per chi ha un secondo figlio
La politica del figlio-unico prevede forti sanzioni economiche per chi ha un secondo figlio, ma questo non spaventa le famiglie ricche e i personaggi famosi. Ora lo Zhejiang inasprirĂ  le pene e pubblicherĂ  i nomi di chi viola la legge.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Lo Zhejiang renderà pubblici i nomi delle ricche famiglie che violano volontariamente la politica del figlio-unico, pagando le multe previste, per additarle al biasimo popolare. Lo ha annunciato ieri Zhang Wenbiao, capo della locale Commissione per la pianificazione familiare.

Di recente il governo ha ammesso che la politica del figlio-unico è davvero rispettata solo dal 35,9% della popolazione. A parte le molte eccezioni consentite - fra gli altri - ai contadini e alle minoranze etniche, chi ha un secondo figlio subisce un’elevata multa, spesso calcolata sul reddito familiare, ma in genere pari a circa 50 mila yuan (6.200 dollari), che però non spaventa le coppie ricche. Di fatto, la politica è cogente solo per le famiglie povere e questo – riconosce Zhang – causa molto malcontento sociale. Da un’indagine pubblicata a gennaio dal China Youth Daily, quotidiano del Partito comunista, è emerso che il 68% dei rispondenti considera “ingiusto” questo privilegio per i ricchi. Per questo il governo provinciale vuole rendere noti alcuni nomi nel prossimo futuro. La provincia ha anche aumentato l’importo della sanzione, ma – rivela una fonte - ci sono state famiglie che hanno pagato un milione di yuan per avere un altro figlio.

Dagli anni 1970 Pechino ha imposto questa politica, per limitare la crescita demografica e "non esaurire le risorse naturali". A gennaio un’indagine ufficiale ha accertato che il 60% delle coppie vorrebbe avere due figli, ma il governo centrale ha ribadito che non intende per ora mutare politica. Che ha anche causato uno sbilancio tra uomini e donne, perché molte coppie praticano aborti selettivi per avere un figlio maschio: gli ultimi dati parlano di 117 maschi ogni 100 donne nel 2005, proporzione che in alcune province arriva a 130 a 100.