Al via le prime udienze della Commissione Verità e Amicizia
Indagherà sulle atrocità commesse prima dell'indipendenza di Timor est dall’Indonesia, ma non ha potere di perseguirne i responsabili. Sfavorevoli, tra gli altri, Onu e Chiesa cattolica locale: così non verrà fatta giustizia.
Bali (AsiaNews) – Prendono il via oggi a Bali, Indonesia, le udienze pubbliche della controversa Commissione bilaterale di Verità e Amicizia, che indagherà sulle atrocità avvenute durante il periodo che ha portato all' indipendenza di Timor Est dall’Indonesia. Dal 1999 al 2002 milizie locali, sostenute dall'esercito indonesiano, hanno ucciso circa 1.500 timoresi e causato 250 mila profughi.
La Commissione, varata da Jakarta e Dili nel marzo 2005, comprende 10 membri tra avvocati, esperti di diritti umani, studiosi e leader religiosi da entrambi i Paesi.
 
L’ex ministro degli Esteri indonesiano, Ali Alatas, sarà il primo a presentarsi di fronte alla Commissione; nei prossimi giorni toccherà ad altri 6 testimoni, compresi diversi sopravvissuti alle violenze di quegli anni e alcuni ex membri dei gruppi armati. Alle prime udienze, però, non parteciperanno importanti protagonisti di quel momento storico: dal presidente est-timorese Xanana Gusmao, all’ex capo di Stato indonesiano, BJ Habibie, e all’allora vescovo di Dili mons. Carlos Filipe Ximenes Belo. I tre, che dovevano presentarsi come testimoni, hanno addotto motivi tecnici o di salute per giustificare l’assenza, esprimendo però il desiderio di “partecipare alle audizioni future”.
La Commissione di Verità e Amicizia è considerata da più parti una farsa per “accontentare” la comunità internazionale e allo stesso tempo non far naufragare i “buoni rapporti” tra Dili e Jakarta proprio sulla questione dei diritti umani. Essa non ha il potere di perseguire per via legale i colpevoli di crimini di guerra e contro l'umanità, ma in compenso ha la possibilità di offrire loro l’amnistia. In passato il vescovo cattolico di Dili, mons. Alberto Ricardo da Silva, aveva avvertito che la Commissione non ha il consenso della popolazione; egli ha anche ribadito la necessità di istituire tribunali speciali e indipendenti sui crimini passati, come consigliato dalle Nazioni Unite. Secondo organizzazioni per i diritti umani, il lavoro della Commissione servirà solo a perpetuare una cultura dell’impunità per le gravi violenze che hanno accompagnato la conquista dell’indipendenza a Timor est.