Kabul, manifestazione per l’amnistia a signori della guerra e mujahideen
Nella capitale circa 25mila persone, tra cui ex mujahideen e leader del governo, hanno marciato a favore di un disegno di legge per garantire immunità ai combattenti di tre decenni di guerre. Stato d’allerta per la comunità degli stranieri: sospesa la Via Crucis che si doveva tenere nella chiesa dell’ambasciata italiana.
Kabul (AsiaNews) - Circa 25mila persone hanno manifestato oggi a Kabul a favore di un disegno di legge che concede l’amnistia per i crimini di guerra commessi in 30 anni di guerra in Afghanistan. I dimostranti, ex mujahideen e alcuni funzionari di spicco del governo afghano, si sono riuniti nel cittadino stadio Ghazi, dove venivano eseguite le torture e le pene capitali durante il regime talebano. Le sedi diplomatiche presenti nella capitale hanno consigliato ai loro cittadini di non uscire di casa finché era in corso la dimostrazione. Per questo la Via Crucis che doveva svolgersi nell’unica chiesa cattolica del Paese, la cappella interna all’ambasciata italiana, non si è potuta svolgere.
 
Abdul Rasul Sayyaf, ex combattente e ora deputato, ha arringato la folla spiegando che “chiunque è contrario ai mujahideen contraddice l’islam ed è nemico del Paese”. Il corteo ha poi marciato per le vie di Kabul urlando “Morte all’America, ai diritti umani e ai nemici dell’Afghanistan!”. Presenti in piazza anche l’ex presidente Burhanuddin Rabbani, e l’attuale vice presidente Karim Khalili.
 
Il Parlamento, dove siedono numerosi "signori della guerra", ha approvato questa settimana la controversa proposta di legge in nome della “riconciliazione nazionale”. Ora tutto è nella mani del presidente Hamid Karzai, cui spetta la firma finale. Se l’amnistia verrà concessa, coloro che hanno combattuto prima come leader della resistenza anti-Urss (1979-‘89) e poi nella sanguinosa guerra civile (1992-‘96) non potranno essere processati per crimini di guerra.
 
Il testo del disegno di legge è contestato dai parenti delle vittime, dalle organizzazioni per i diritti umani e dall'Onu. Human Rights Watch di recente ha chiesto la formazione di un tribunale per giudicare i criminali di guerra afghani, ma Kabul ha risposto negativamente.