La sfida di un muftì sciita ad Hezbollah
Secondo lo Sheikh Ali el Amin, il Partito di Dio e Amal raccolgono solo una minoranza dei consensi degli sciiti, che in maggioranza sono moderati e legati al sistema multiconfessionale e democratico del Paese. Critiche all’atteggiamento di sottomissione verso Teheran: “a dire la verità, non abbiamo niente a che fare con le strategie politiche iraniane”.

Beirut (AsiaNews) - Hezbollah rappresenta solo una minoranza degli sciiti libanesi e trasformandosi da movimento culturale e religioso in gruppo armato si è messo a servizio degli interessi iraniani e non della maggioranza degli sciiti, che sono “moderati” e rispettosi della tradizione multireligiosa del loro Paese. Una forte critica a Hezbollah è venuta da un importante muftì sciita del Libano meridionale, Sheikh Ali el Amin – che ha avuto tra i suoi studenti alcuni componenti del vertice del movimento estremista – che non ha confermato le voci che lo danno per promotore, in vista delle future elezioni, di un movimento moderato sciita.

Intervistato da Al Arabiya, el Amin ha ricordato di aver rotto con Hezbollah per protestare contro i rapimenti di stranieri compiuti dal Partito di Dio negli anni ’80 e di aver chiesto alle maggiori autorità religiose sciite di prendere una dura posizione contro tali operazioni. In seguito alla mancanza di tale presa di posizione, decise di lasciare il suo insegnamento a Beirut e ritirarsi nel sud del Libano, in quello che oggi è chiamato “Hezbolland”.

Il muftì ha raccontato che il gruppo fondatore di Hezbollah è nato tra i docenti e gli studenti della scuola religiosa Nedjaf Hawza, nella quale egli stesso insegnava e che lui sesso è stato molto vicino a tre successivi leader del movimento: Abbas el Moussawi (assassinato da Israele), Sobhi Toufaili e Hassan Nasrallah.

Lo Sheikh el Amin non conferma le voci sul suo proposito di promuovere un partito “liberale” sciita in Libano, ma condanna con forza la trasformazione di Hezbollah da movimento “culturale” a “militare” sottomesso all’Iran.

Il Middle East transparent, che parla di una “sfida” di el Amin ad Hezbollah ricorda che pochi giorno prima di essere intervistato, il muftì ha preso parte il 14 febbraio alla commemorazione di Rafic Hariri, il premier libanese ucciso due anni fa. Il suo intervento è stato un ulteriore segnale del suo impegno contro il tentativo di Hezbollah di prendere il potere.

Il giornale riferisce che secondo el Amin gli sciiti libanesi sono in larga parte “moderati”. Considerato che Hezbollah ed i suoi alleati di Amal possono rappresentare il 40% degli sciiti, la larga maggioranza resta legata alla moderazione politica, all’indipendenza del Libano  e al sistema multiconfessionale e democratico.

Quanto ai tentativi dell’Iran di mobilitare gli sciiti a sostegno della sua politica, el Amin sostiene che “vogliamo vedere l’Iran vittorioso nella sua lotta contro ignoranza, povertà e sottosviluppo. Ma, in ogni Paese, le fedeltà confessionali non possono esistere a prezzo della lealtà nazionale. A dire la verità, non abbiamo niente a che fare con le strategie politiche iraniane”.