Usa: ancora “preoccupante” la violenza contro le minoranze religiose
di Nirmala Carvalho
L’annuale Rapporto del Dipartimento di Stato Usa sui diritti umani denuncia le leggi anti-conversione e gli attacchi ai cristiani. Segretario della Conferenza episcopale ribadisce “l’inutilità” delle norme, mentre attivista cattolico avverte: “I cristiani sono in calo, nel giro di 20 anni non riusciremo più ad incidere sulla società”.
Mumbai (AsiaNews) - In India, la più grande democrazia del mondo, i numerosi casi di omicidi extra giudiziari, torture, violenze contro le minoranze religiose rappresentano ancora “seri problemi” da affrontare. La denuncia è contenuta nell’annuale Rapporto del Dipartimento di Stato Usa sui diritti umani, presentato questa settimana. I risultati dello studio, relativo all’anno 2006, sono confermati da esponenti della Chiesa indiana e da attivisti cattolici nel Paese: “Se molti Stati continuano nelle loro politiche contro le minoranze, a breve la presenza cristiana nelle istituzioni indiane scenderà a livelli senza precedenti”.
 
Il Rapporto Usa denuncia come “preoccupanti” i frequenti attacchi alle minoranze religiose e l’introduzione in diversi Stati dell’Unione delle famigerate leggi anti-conversione. Il segretario generale della Conferenza episcopale indiana, mons. Stanislaus Fernandes, ricorda ad AsiaNews che “la Chiesa ha sempre denunciato l’inutilità delle cosiddette leggi sulla libertà religiosa”, approvate in diversi Stati retti dal nazionalista Bharatiya Janata Party (Bjp) e per la prima volta anche in Himachal Pradesh, dove al potere vi è il “laico” Partito del Congress. “La legislazione nazionale – spiega – già penalizza ogni sorta di abuso nelle attività religiose”. Secondo il presule, le norme per impedire le conversioni forzate non sono altro che “un espediente politico per colpire le minoranze, e per di più  vanno contro la Costituzione e i diritti fondamentali dell’uomo”.
 
John Dayal, presidente dell’All India Catholic Union, conferma le posizioni di mons. Fernandes e avverte: “I cristiani in India rappresentano il 2,4% della popolazione, ma il dato è in calo; anche tra i cattolici si tende ormai a non fare più di due figli, e la crisi della famiglia sommata a quello della persecuzione religiosa sta mettendo a serio rischio la nostra presenza nel Paese”. “Nel giro di 20 anni - secondo l’attivista – il ruolo dei cristiani nella società civile, nel sistema giuridico e nelle infrastrutture nazionali subirà un tale calo, che non avremo più controllo sui nostri destini”.
 
La situazione è critica soprattutto per il fatto che “i fondamentalisti indù agiscono con la sicurezza dell’impunità”, come sottolinea il Rapporto del Dipartimento di Stato americano. Lo stesso studio avanza l’ipotesi che gruppi estremisti come il Rashtriya Swayamsevak Sangh (RSS) influenzino l’inesistente risposta politica del BJP ai numerosi atti di violenza contro le minoranze.
 
Secondo Dayal “i Rapporti di questo genere, redatti da Onu, Usa e Europa, creano niente più che sporadici imbarazzi al governo dell’Unione, ma sono il chiaro segno che il mondo osserva attentamente come si muove la sua più grande democrazia”.