Cristiane decapitate a Poso, sentenza “mite” per i colpevoli
I tre militanti islamici, che idearono il triplice omicidio del 2005, rischiavano la pena capitale, ma sconteranno dai 14 ai 20 anni di carcere. La mente dell’assassinio, Hasanuddin, è anche l’autore dei messaggi lasciati vicino ai cadaveri in cui si promettevano altre morti di cristiani.
Jakarta (AsiaNews) – Il tribunale distrettuale di Jakarta centrale ha condannato a 20 anni di detenzione la mente delle decapitazioni delle tre studentesse cristiane a Poso nel 2005. Ai due esecutori materiali del triplice omicidio, invece, sono stati comminati 14 anni. La sentenza è ritenuta mite: i tre militanti islamici rischiavano infatti la pena capitale. Ad ogni modo i media indonesiani sottolineano che la pena rispetta le richieste degli stessi procuratori.
 
Hasanuddin, legato alla rete terroristica Jemaah Islamiyah (JI), è giudicato colpevole di aver ideato il delitto, comprato i machete usati per la decapitazione e aver scritto i biglietti lasciati vicino ai cadaveri, in cui si promettevano altri assassini. A quanto riferito dal procuratore Payaman SH, Hasanuddin aveva chiesto ai suoi uomini “almeno 100 teste cristiani a Poso”, come risarcimento per le morti di musulmani nel conflitto interreligioso di Poso, provincia di Sulawesi centrali. Qui, dal 1999 al 2001, scontri violenti tra cristiani e musulmani - le cui cause sono ancora da chiarire - hanno fatto oltre mille vittime e migliaia di profughi.  Secondo il giudice Udar Siregar, le azioni di Hasabuddin possono essere classificate “come crimini terroristici”, che avrebbe potuto riaccendere le violenze interreligiose nella zona, cessate con un accordo di pace nel 2001.
 
Tensioni tra le due comunità religiose nella provincia sono riemerse dopo l’esecuzione capitale, nel settembre 2006, di tre cattolici condannati, in modo sommario, per l’attacco ad una scuola islamica nel 2000, in cui morirono 70 persone.
 
Hasanuddin è stato catturato dalle forze di sicurezza indonesiane lo scorso gennaio insieme agli altri due complici delle decapitazioni, Lilik Purnomo e Irwanto Irano; questi ultimi sconteranno 14 anni di carcere. Tutti e tre hanno confessato le loro responsabilità e ottenuto il perdono dai familiari delle vittime. Il caso delle ragazze decapitate aveva scosso l'opinione pubblica internazionale, sollevando le dure condanne del presidente Susilo Bambang Yudhoyono e di Benedetto XVI, che lo aveva definito “barbaro assassinio”.
 
La rete della JI, operativa nel sud-est asiatico e legata ad al-Qaeda, è responsabile di numerosi attentati, tra cui le bombe a Bali del 2002, che uccisero 202 persone. Proprio oggi la polizia nazionale ha confermato che in una vasta operazione anti-terrorismo a Yogyakarta – Java centrale – sono stati catturati diversi militanti della JI, ma Abu Dujana, maxi ricercato per l’attentato all’ambasciata australiana a Jakarta, è riuscito a fuggire durante la sparatoria.