L'Onu ferma le indagini sui diritti umani per Iran ed Uzbekistan
Dopo una raccomandazione firmata dalla maggioranza degli Stati che sovrintendono le indagini sulle violazioni di Tehran e Tashkent, il Consiglio ha interrotto le operazioni di monitoraggio della situazione dei diritti umani nei due Paesi. Proteste da Human Rights Watch, che accusa l’Onu di legittimare gli abusi sempre più frequenti.
Ginevra  (AsiaNews/Agenzie) – Il Consiglio Onu per i diritti umani ha deciso ieri di interrompere le sue indagini sulla violazione dei diritti umani in Iran ed Uzbekistan.
 
La decisione è stata presa in seguito ad una raccomandazione scritta, firmata dalla maggior anza dei cinque Stati che hanno il compito di sovrintendere le procedure speciali contro i Paesi, sospettati di violare i diritti umani delle proprie popolazioni.
 
Luis Alfonso de Alba, presidente del Consiglio, ha confermato che i 47 Stati membri del Consiglio “hanno deciso di non portare avanti le indagini”, ma non ha fornito ulteriori dettagli. Alcuni diplomatici hanno chiarito però che il voto contrario alle indagini è stato espresso da Azerbaijan, Bangladesh e Zimbabwe, mentre Argentina e Francia hanno votato a favore di una loro continuazione.
 
Dopo aver ricevuto questa notizia, Human Rights Watch - (Hrw) organizzazione indipendente con base negli Stati Uniti che opera per il rispetto dei diritti umani nel mondo - ha chiesto al Consiglio di continuare le sue indagini, in particolar modo in Uzbekistan.
 
In una lettera aperta, il gruppo spiega che “qualche membro delle Nazioni Unite crede che la situazione uzbeka stia migliorando, mentre noi sosteniamo che il governo locale continua una campagna di persecuzione contro i propri oppositori che non ha precedenti”.
 
Come esempio, cita la sanguinaria repressione dell’opposizione scesa in piazza ad Andijian nel maggio del 2005: dopo questi scontri, che sono terminati con la morte di un numero mai precisato di manifestanti, il governo non ha effettuato arresti né aperto procedure di inchiesta.
 
Particolarmente dura la situazione delle minoranze religiose, colpite sempre più spesso dalla persecuzione del governo, che riconosce ufficialmente solo l’islam ed il cristianesimo ortodosso. Lo scorso marzo, ad esempio, un pastore protestante è stato condannato a quattro anni di confino “per la sua attività religiosa”. Sono inoltre frequenti i raid della polizia nelle chiese e l’arresto immotivato dei fedeli cristiani.
 
Secondo Hrw, la decisione di interrompere le indagini Onu “sembra un premio, assegnato al governo uzbeko per non aver collaborato con la comunità internazionale. In questo modo si legittimano gli abusi ai diritti umani e si dà il via al loro deterioramento”.