L'Alta Corte chiede: ma che è l’induismo?
di Nirmala Carvalho
L'Alta Corte di Allahabad ha chiesto di definire con precisione chi sono gli indù. La questione è: considerare gli indù come componenti di un’unica religione oppure come un’unione di diversi gruppi religiosi nati e cresciuti in India dal tempo dei tempi?
Allahabad (AsiaNews) – Il termine “indù”, con il quale si indica la maggior parte degli indiani, a chi si riferisce esattamente? Questa è la domanda alla quale l'Alta Corte  di Allahabad chiede di dare risposta. La questione è stata sollevata da un certo Phool Chand Yadav di Kushinagar a proposito della situazione in una scuola.
 
Il giudice S N Srivastava - che ha accolto la petizione il 16 marzo - ha espresso la sua considerazione dicendo: “Ci si deve chiedere quale definizione dare alla religione. Se pensare agli indù come componenti di un’unica religione oppure come un’unione di diversi gruppi religiosi nati e cresciuti in India dal tempo dei tempi. Tutte le religioni nate e praticate in India possono essere raggruppate all’interno dell’induismo? Se la risposta è sì, in base a quali criteri il governo ha definito religioni minoritarie i sikhs, i buddisti e i giainisti?” Secondo Srivastava la risposta è da rintracciare nei censimenti fatti nel periodo del dominio britannico, dal 1851 al 1941.
l portavoce della conferenza episcopale cattolica, p. Babu Joseph, ha riferito ad AsiaNews: “L’intervento dell'Alta Corte di Allahabad per dare una definizione specifica di induismo è piuttosto interessante dal momento che esiste già una definizione basata sulla classificazione delle diverse religioni indiane fatta dalla Costituzione. L’idea di raggruppare tutte le religioni nate in India all’interno dell’induismo verrà accolta con resistenza dai vari ambiti religiosi in quanto tende a eliminare le differenze legittime tra le fedi. Ciò che serve è onorare lo spirito della Costituzione che invita il Paese a proteggere e promuovere le religioni minoritarie che hanno bisogno di una considerazione speciale”.
 
John Dayal, segretario generale dell'All India Christian Council e presidente dell'All India Catholic Union, ha detto ad AsiaNews di essere molto felice delle affermazioni del giudice e spera che queste spingano la magistratura di Allahabad, il governo indiano ed eventualmente la Corte Suprema dell’India a prendere il toro per le corna e dare una definizione di induismo.
Così dice Dayal: “A lungo il governo e le corti si sono nascoste dietro una questione teologica priva di sostanza senza dare una definizione di induismo. Questo ha permesso ai proponenti di Hindutva e ad altri autonomisti di elaborare una definizione di induismo opprimente, totalizzante, che rende difficile a qualsiasi altra religione sopravvivere o contare qualcosa. La diretta conseguenza è stato il rifiuto dei diritti costituzionale ai Dalit - un gruppo che non appartiene a nessuna casta - cristiani e musulmani perché è stata fatta una distinzione tra religioni nate in India che includono anche i sirkh e i buddisti e religioni non nate in India come il cristianesimo e l’islam. Se il buddismo è induismo, allora tutto ciò che ha a che fare con la Cina, il Giappone, la Thailandia, lo Sri lanka e il Myanmar è indù. Allora perché lamentarsi delle conversioni tra le loro religioni?
 
I dizionari definiscono l’induismo come una religione politeista, ma tale visione tende a semplificare un sistema più complesso che comprende credenze che abbracciano il monoteismo, il politeismo, il panteismo, il monismo e anche l’ateismo. Una sentenza dell'Alta Corte sull’induismo del 1994 l’ha definito uno stile di vita. La differenza tra la nostra concezione di mondo laico e ciò che vuol dire in oriente risiede nel fatto che in India laicità si indica con il termine ‘Sarva Dharma Samabhaav’: un approccio con il quale tollerare e capire l’uguaglianza di tutte le religioni. Questa è la vera spiegazione di cosa è l’induismo. Se riuscissimo a dare una buona definizione di induismo potremmo definire giuridicamente il significato di conversione, ri-conversione ecc. Come ci si può convertire da uno stile di vita?”