Si costruisce la Kaaba in casa, condannato a morte
La Corte distrettuale di Kasur ha ritenuto Abdul Hamees, colpevole di essersi dichiarato uno dei profeti dell’islam. L’uomo si era costruito in cortile una copia della “pietra nera” che si trova a Mecca, considerata il primo tempio dell’islam, e l’aveva dichiarata originale.
Lahore (AsiaNews/Agenzie) – La Corte distrettuale di Kasur ha condannato a morte Abdul Hamees, 45 anni, con l’accusa di blasfemia. Secondo la denuncia presentata dall’imam Ghulam Mustafa Zia, l’uomo aveva costruito una riproduzione della Kaaba [la “pietra nera” che si trova a Mecca, considerata il primo tempio dell’islam ndr] nel suo cortile e si era dichiarato un profeta.
 
I giudici lo hanno condannato alla pena massima prevista dall’art. 295 del Codice penale pakistano, la famigerata “legge contro la blasfemia” che punisce in maniera severissima chi dissacra l’islam, il suo profeta ed i testi sacri.
 
Secondo alcuni testimoni, ascoltati durante il procedimento, Hamees aveva costruito nel suo cortile una riproduzione della Kaaba ed aveva invitato i musulmani locali ad andare lì in pellegrinaggio, in quanto quella del cortile “era la pietra originale”.
 
Pervez Aslam Chaudhry, avvocato difensore, ha annunciato che presenterà ricorso contro la sentenza. Secondo il legale, vi è un vizio di procedura in quanto il caso è stato investigato da un sotto-ispettore, mentre la legge prevede per i casi di blasfemia l’intervento di un ufficiale di grado non inferiore a quello di sovrintendente.
 
La legge sulla blasfemia è stata introdotta in Pakistan nel 1986. Dalla data della sua introduzione ad oggi, le autorità giudiziarie hanno registrato oltre cinquemila denuncie correlate a violazioni di questa legge. Di queste, 560 sono poi divenute condanne (da un minimo di cinque anni all’impiccagione) mentre altre 30 sono in attesa di giudizio. Secondo diversi attivisti per i diritti umani, essa viene usata molto spesso per regolare questioni private, e non si ferma neanche davanti alle infermità mentali.