Papa: Giovani, cerchiamo il Volto di Dio; seguiamo Cristo con mani innocenti e cuore puro
Nel celebrare la XXII Giornata mondiale della gioventù, Benedetto XVI ha chiesto ai giovani di rifiutare violenza, corruzione, tangenti, e di vivere con cuore puro, che “non si strania con l’ebbrezza del piacere”. Il Cristo crocifisso ha aperto “la porta di Dio” verso il mondo e domanda al mondo “indifferente” di aprirsi al Suo amore.

Città del Vaticano (AsiaNews) –  Con un appassionato appello, nella domenica delle Palme, celebrazione della Giornata mondiale della gioventù, Benedetto XVI ha chiesto ai giovani di “cercare il Volto di Dio” e seguire Gesù con “mani innocenti e cuore puro”,  mani “non sporcate” da “corruzione” e “tangenti”, un cuore non macchiato da “menzogna e ipocrisia”. Con altrettanta passione e affetto, il papa si è rivolto al mondo che tiene “chiuse” le porte a Dio perché ascolti il messaggio di Gesù crocifisso che sembra dire ad ognuno: “Se la parola di Dio e il messaggio della Chiesa ti lasciano indifferente – allora guarda a me, al Dio che per te si è reso sofferente, che personalmente patisce con te – vedi che io soffro per amore tuo e apriti a me e a Dio Padre”.

I riti della domenica delle Palme, che aprono la Settimana Santa e il ricordo della passione, della morte e della resurrezione di Gesù, sono iniziati sotto l’obelisco della piazza, con la benedizione delle palme e dei rami di ulivo, seguita dalla processione verso l’altare, a ricordo dell’accoglienza data a Gesù nella sua entrata solenne a Gerusalemme. Alla celebrazione hanno preso parte circa 40 mila persone, in maggioranza giovani di Roma e di altre diocesi, in occasione della ricorrenza della XXII Giornata Mondiale della Gioventù sul tema: “Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34). Dopo la lunga lettura drammatizzata e cantata della passione di Gesù secondo il vangelo di Luca, Benedetto XVI ha tenuto l’omelia, mostrando il legame fra i riti compiuti e la vita dei fedeli e del mondo.

Anzitutto la processione delle Palme, “espressione di gioia, perché possiamo conoscere Gesù, perché Egli ci concede di essere suoi amici e perché ci ha donato la chiave della vita”. “Sì, - ha aggiunto il papa -  anche noi abbiamo visto e vediamo tuttora i prodigi di Cristo: come Egli porti uomini e donne a rinunciare alle comodità della propria vita e a mettersi totalmente a servizio dei sofferenti; come Egli dia il coraggio a uomini e donne di opporsi alla violenza e alla menzogna, per far posto nel mondo alla verità; come Egli, nel segreto, induca uomini e donne a far del bene agli altri, a suscitare la riconciliazione dove c’era l’odio, a creare la pace dove regnava l’inimicizia”. La processione, ha ancora detto il pontefice,  è professione della “regalità di Gesù Cristo”, chiedendo a Lui la “grazia di seguirlo”.

Il papa ha poi spiegato “cosa vuol dire in concreto ‘seguire Cristo’”. “Si tratta – egli ha detto - di un mutamento interiore dell’esistenza. Richiede che io non sia più chiuso nel mio io considerando la mia autorealizzazione la ragione principale della mia vita. Richiede che io mi doni liberamente a un Altro – per la verità, per l’amore, per Dio che, in Gesù Cristo, mi precede e mi indica la via. Si tratta della decisione fondamentale di non considerare più l’utilità e il guadagno, la carriera e il successo come scopo ultimo della mia vita, ma di riconoscere invece come criteri autentici la verità e l’amore. Si tratta della scelta tra il vivere solo per me stesso o il donarmi – per la cosa più grande. E consideriamo bene che verità e amore non sono valori astratti; in Gesù Cristo essi sono divenuti persona. Seguendo Lui entro nel servizio della verità e dell’amore. Perdendomi mi ritrovo”.

Benedetto XVI ha poi commentato uno dei canti della processione delle Palme, il salmo 24 [23], che parla del “salire il monte del Signore”, come espressione del salire verso Dio, in senso “interiore” ed “esteriore”. Il papa ha messo in luce le “due condizioni essenziali”  per essere discepoli di Gesù, e per “salire il monte del Signore”. La prima è “cercare Dio, per cercare il suo Volto”. Rivolgendosi in particolare ai giovani  egli ha detto: “Cari giovani amici  – quanto è importante oggi proprio questo: non lasciarsi semplicemente portare qua e la nella vita; non accontentarsi di ciò che tutti pensano e dicono e fanno. Scrutare intorno a sé nella ricerca di Dio. Non lasciare che la domanda su Dio si dissolva nelle nostre anime. Il desiderio di ciò che è più grande. Il desiderio di conoscere Lui – il suo Volto”.

“L’altra condizione molto concreta per la salita è questa: può stare nel luogo santo 'chi ha mani innocenti e cuore puro'. Mani innocenti – sono mani che non vengono usate per atti di violenza. Sono mani che non sono sporcate con la corruzione, con tangenti. Cuore puro – quando il cuore è puro? È puro un cuore che non finge e non si macchia con menzogna e ipocrisia. Che rimane trasparente come acqua sorgiva, perché non conosce doppiezza. È puro un cuore che non si strania con l’ebbrezza del piacere; un cuore il cui amore è vero e non è soltanto passione di un momento. Mani innocenti e cuore puro: se noi camminiamo con Gesù, saliamo e troviamo le purificazioni che ci portano veramente a quell’altezza a cui l’uomo è destinato: l’amicizia con Dio stesso”.

Benedetto XVI ha poi ricordato un altro simbolo - ora non usato - della processione delle Palme, in cui il sacerdote, giunto davanti alla chiesa, “bussava fortemente con l’asta della croce della processione al portone ancora chiuso, che in seguito a questo bussare si apriva”. “Era – ha spiegato il papa - una bella immagine per il mistero dello stesso Gesù Cristo che, con il legno della sua croce, con la forza del suo amore che si dona, ha bussato dal lato del mondo alla porta di Dio; dal lato di un mondo che non riusciva a trovare accesso presso Dio”.

“Con la croce  ha concluso il pontefice - Gesù ha spalancato la porta di Dio, la porta tra Dio e gli uomini. Ora essa è aperta. Ma anche dall’altro lato il Signore bussa con la sua croce: bussa alle porte del mondo, alle porte dei nostri cuori, che così spesso e in così gran numero sono chiuse per Dio".

E quasi facendo appello a tutti gli “indifferenti” del mondo – per troppa scienza o per troppo dolore – Benedetto XVI ha aggiunto che Cristo “ci parla più o meno così: se le prove che Dio nella creazione ti dà della sua esistenza non riescono ad aprirti per Lui; se la parola di Dio e il messaggio della Chiesa ti lasciano indifferente – allora guarda a me, al Dio che per te si è reso sofferente, che personalmente patisce con te – vedi che io soffro per amore tuo e apriti a me e a Dio Padre”.

Alla fine della celebrazione Benedetto XVI ha salutato i giovani presenti in diverse lingue: francese, inglese, tedesca, spagnola, portoghese, polacca, italiana. Ogni gruppo gli ha risposto agitando palme, rami di ulivo, bandiere, applausi, slogan. Il papa ha dovuto faticare ad avere un po' di silenzio e iniziare la preghiera dell'Angelus. L'entusiasmo dei giovani però si è espresso alla fine, quando il papa, in jeep, ha fatto un giro di saluto in tutta la piazza.

Foto: CPP