Chongqing, il governo apre i laogai agli avvocati
Con una decisione senza precedenti, il governo della provincia ha aperto le porte dei campi di "rieducazione attraverso il lavoro" agli avvocati, che potranno patrocinare i casi di coloro che vi sono rinchiusi senza processo.
Chongqing (AsiaNews) – Il governo della provincia centrale di Chongqing ha deciso di permettere agli avvocati di patrocinare le cause di coloro che sono rinchiusi nei campi di "rieducazione attraverso il lavoro" (laogai). La decisione, una prima assoluta in Cina, servirà forse a gettare uno sguardo sulla reale situazione dei campi, avvolti sin dalla loro prima apparizione in uno stretto riserbo dal governo centrale.
 
Lo ha deciso l’Amministrazione per la giustizia provinciale, che ha pubblicato sul proprio sito internet l’annuncio ufficiale controfirmato dall’Ufficio per la pubblica sicurezza. Fra le novità, gli avvocati potranno incontrare i sospetti, ottenere dei dettagli sul caso dalle autorità ed offrire opinioni legali agli arrestati sulle procedure da seguire.
 
Secondo il governo, la nuove regole “porteranno un senso di apertura nelle decisioni che riguardano i campi. Inoltre, daranno agli avvocati un ruolo più attivo”.
 
I campi di rieducazione tramite il lavoro sono stati introdotti in Cina nel 1957. Essi servono a punire i criminali minori, come vandali e piccoli ladri, ma anche a tenere rinchiusi attivisti per i diritti umani e la democrazia, o tutti coloro che non rispettano le repressive politiche religiose del governo. Sono centinaia i vescovi ed i sacerdoti che, per non aver voluto rinnegare il Papa, sono passati in questi campi, sparsi per tutta la Cina.
 
Per essere chiusi all’interno dei laogai non serve un processo. La detenzione fino ad un massimo di tre anni è a totale discrezione delle forze di polizia locale, che in nome della stabilità sociale possono decidere l’imprigionamento di soggetti “pericolosi”.
 
Il funzionamento dei campi è poco conosciuto, perché non vi sono leggi pubbliche che ne regolano l’amministrazione. Non è pubblico neanche il numero di coloro che vi sono detenuti: secondo stime semi-ufficiali, sarebbero 300mila. Secondo fonti non ufficiali, il numero sale fino a quattro milioni. Vi sono comunque molte prove sull'uso "commerciale" dei laogai, la cui popolazione carceraria viene utilizzata per l'industria, soprattutto quelle ad alta pericolosità.