La crisi interna e la speranza nelle riflessioni pasquali dei leader religiosi
Il patriarca Sfeir invita i politici a “seminare riconciliazione e pace”, il metropolita Aoude afferma che la risurrezione del Libano “può essere realizzata con l’unità e la solidarietà del suo popolo”, l’armeno Aram I invita a “reagire subito, domani forse sarà troppo tardi”.

Beirut (AsiaNews) – La crisi interna, la necessità di riconciliazione, la pace e il rispetto dei diritti umani: è intorno a questi temi che a Pasqua e ieri sono stati centrate le riflessioni dei leader delle Chiese cristiane libanesi.

Il patriarca maronita, card. Nasrallah Sfeir, nel corso della celebrazione pasquale, ha chiesto ai leader politici di “seminare riconciliazione e pace” e di rispettare i diritti umani. Il patriarca ha poi esortato i libanesi a “ricordare che sono fratelli, anche se hanno religioni diverse e seguono differenti idee politiche e sociali”. Il popolo libanese – ha aggiunto – ha lo stesso destino” e "nessuno può essere felice a costo di un altro”.”Abbiamo sofferto abbastanza – ha detto ancora - e stiamo ancora soffrendo, speriamo che la risurrezione di Gesù ci porti fuori dalla crisi e che riacquistiamo sicurezza e prosperità”.

Ieri il card. Sfeir ha celebrato la tradizionale messa dedicata alla Francia, verso la quale egli ha avuto particolari parole di ringraziamento: “ha aiutato il Libano – ha detto - ad acquistare la sua sovranità, indipendenza e libertà” e “fa di tutto per sciogliere il nodo della nostra crisi politica”.

“La patria – ha detto dal canto suo il metropolita greco-ortodosso di Beirut, Elias Aoude – perde il suo sangue sotto gli occhi distratti dei responsabili. Si ha coscienza che se la patria si perde non la riavremo mai più?”. “La risurrezione del Libano – ha aggiunto – può essere realizzata con l’unità e la solidarietà del suo popolo”.

Dal canto suo Aram I, vescovo di Beirut della Chiesa apostolica armena, ha denunciato “l’erosione della democrazia” . “Oggi – ha detto – non vediamo un solo Libano, ma due” e “il persistere di questa situazione porterà alla sparizione del Paese”. “Bisogna reagire subito, domani forse sarà troppo tardi”.

L’arcivescovo maronita di Jbeil, Bechara Rahi, ha denunciato che ci sono persone che si lasciano assoldare “per denaro o sete di potere”  e “vendono il loro popolo e la loro patria”.