Ortodossi e scienziati contro un disegno di legge sull'eutanasia
Il Consiglio della Federazione sta esaminando la possibilità di liberalizzare la “dolce morte”. A decidere sulla richiesta del malato terminale “medici, avvocati e rappresentanti delle organizzazioni pubbliche”. Patriarcato di Mosca: “Amorale aiutare il suicidio, nel dibattito sulla legge si coinvolgano anche le comunità religiose”.

Mosca (AsiaNews) –  Si accende il dibattito in Russia sull’eutanasia, dopo la notizia - diffusa ieri dal quotidiano Kommersant - di un disegno di legge allo studio del Consiglio della Federazione (il Senato russo) per liberalizzare in alcuni casi la “dolce morte”. L’iniziativa  ha trovato subito la dura opposizione sia della Chiesa russo-ortodossa, che di esponenti della Duma di Stato e del mondo accademico.

A proporre lo studio di nuove normative che regolino l’eutanasia è stata a la presidente della Commissione per le politiche sociali, Valentina Petrenko, favorevole a una liberalizzazione per i casi più gravi. Nel suo progetto, la richiesta di cessazione del trattamento di sostentamento vitale deve essere fatta ai medici dal malato, che poi deve registrarla anche per iscritto attraverso un notaio. Un collegio sanitario avrebbe poi due mesi di tempo per esaminare il caso ed escludere qualsiasi possibilità di cura o miglioramento, prima di accogliere l'istanza. “A questo punto, certificato medico alla mano - spiega la stessa Petrenko - la richiesta viene vagliata da un Consiglio istituito sotto un organo esecutivo, come l’amministrazione regionale. Il Consiglio sarà composto da medici, membri dell’ufficio del pubblico ministero, avvocati e rappresentanti delle organizzazioni pubbliche”. Non si spiegano però le condizioni per le quali un malato potrebbe aver diritto all’eutanasia. In modo generico si citano solo “pazienti speciali che non hanno possibilità di cure e sono tormentati dal male o da una ferita inguaribile”.

Ieri l’arciprete Vsevolod Chaplin, vicepresidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, ha criticato l'inizitaiva ricordando che “è assolutamente amorale dal punto di vista cristiano aiutare qualcuno a commettere un suicidio”. Ha poi auspicato che il dibattito sulla “dolce morte” qualora andasse avanti, coinvolga il più possibile anche le comunità religiose e la società civile: “Dottori e avvocati da soli non possono decidere del destino di questa legge”.

Stessa posizione quella del presidente dell’Accademia russa delle scienze mediche, Mikhail Davydov. Lo stesso ministero della Sanità e delle Politiche sociali è critico nei confronti di una possibile liberalizzazione dell'eutanasia, che suscita perplessità anche negli ambienti delle organizzazioni per i diritti umani: la corruzione imperante non potrebbe garantire che ad avere il sopravvento sia veramente la volontà del malato e non quella di qualche parente interessato. Anche dalla Camera bassa russa arrivano parole dure. Pavel Krasheninnikov, presidente della Commissione legislativa della Duma, ricorda che "in caso di abusi o sbagli nei casi di cosiddetta morte volontaria non saranno possibili rettifiche, come quando si esegue erroneamente una pena di morte”.