Prezzi di carne e riso alle stelle; il governo teme la rivolta dei poveri
Prezzi raddoppiati o triplicati in un mese. La scarsità di carne è dovuta all’abbandono delle campagne e alle malattie degli animali. Il premier Wen Jiabao corre ai ripari e spinge a mettere sul mercato le riserve statali.

Guangzhou (AsiaNews) – Le autorità cinesi assistono con spavento al rapido crescere dei prezzi di cibarie, soprattutto carne di maiale e riso, tanto da temere minacce alla stabilità sociale.

Secondo i media cinesi nelle città più sviluppate i prezzi di carni e cereali sono cresciuti oltre il 10%. In realtà a Guangzhou, Shanghai, Pechino, Shenzhen, Shenyang i prezzi sono raddoppiati o triplicati nell’arco dell’ultimo mese. A Shenzhen , da aprile a maggio, il prezzo della carne di maiale è passato da 9 yuan (9 centesimi di euro) al chilo a 28 - 30 yuan. Domenica scorsa a Guangzhou, un supermercato ha aperto alle 8 di mattina una vendita speciale di carne a circa 16 yuan al chilo. In meno di un’ora sono finite le scorte (oltre una tonnellata) mentre la gente ha fatto code lunghe più di un chilometro.

Il prezzo della carne di maiale – un alimento fondamentale nella cucina cinese – è cresciuto in tutta la Cina. Secondo il Ministero dell’Agricoltura il prezzo è aumentato in media del 29% nell’ultimo anno. I negozianti temono che l’incremento dei prezzi della carne causerà aumenti anche in altri prodotti. Dall’anno scorso il prezzo delle uova è cresciuto del 30,9%; quello del riso e del grano del 6,1%.

Il timore delle autorità è che l’innalzamento dei prezzi alimenti l’inflazione. In aprile l’indice dei prezzi di consumo è salito del 3%. L’anno scorso, nello stesso periodo, l’incremento era dell’1,5%. In questi decenni di sviluppo vertiginoso la Cina non ha conosciuto quasi per nulla il fenomeno dell’inflazione, grazie a un controllo serrato dei prezzi di prodotti agricoli e una stabilità dei salari.

Ma in questi anni, l’abbandono delle campagne, l’inquinamento dei terreni e la miseria diffusa ha generato una riduzione della produzione agricola e dell’allevamento, con un collaterale aumento dei fertilizzanti e dei mangimi. Un altro colpo alla produzione sono le malattie degli animali. Secondo alcuni studiosi, milioni di maiali sono morti negli ultimi mesi a causa di infezioni.

Uno dei timori è che con l’inflazione la Cina dovrà aumentare i salari, rischiando di perdere uno degli elementi che la rendono appetibile agli investimenti stranieri, e cioè la manodopera a basso costo, in concorrenza anche con altri Paesi della regione.

Ma la paura più grande è che l’aumento dei prezzi inneschi una nuova ondata di rivolte sociali.

Lo scorso fine settimana il premier Wen Jiabao si è recato in visita ad alcune fattorie e allevamenti dello Shaanxi. Parlando poi con i responsabili provinciali del Partito, egli ha messo in guardia le autorità su un innalzamento dei prezzi della carne di porco che devono invogliare “i nostri contadini ad allevare maiali”, ma nello stesso tempo devono permettere il consumo anche per le famiglie “con basso reddito”. Per mantenere la stabilità sociale, Wen ha chiesto ai diversi ministero del governo di mettere sul mercato le riserve di carne e di offrire aiuti alle famiglie povere.

Hu Xindou, della Beijing University of Technology, ha fatto notare che fu proprio l’inflazione galoppante a scatenare le dmostrazioni degli studenti e degli operai in piazza Tiananmen nel 1989.