Situazione tesa nel Manipur, dopo 13 morti per scontri etnici
di Nirmala Carvalho
Conflitto tra le etnie Meitei e Kuki con morti, tafferugli diffusi, case incendiate. Imposto il coprifuoco con l’ordine di sparare a vista. Oggi uno sciopero generale blocca lo Stato. Esperti: è una lotta per controllare il traffico di droga e armi con il Myanmar.

New Delhi (AsiaNews) – Non si placano le proteste nel Manipur per i 13 morti causati dagli scontri etnici tra la comunità Meitei, maggioritaria nello Stato, e i Kuki, nella città di confine di Moreh, distretto di Chandel. Uno sciopero generale di 24 ore, proclamato da vari gruppi civili e iniziato ieri sera alle ore 18, ha bloccato l’intero Stato. Ma un esperto dice che si tratta, piuttosto, della lotta tra gruppi armati per controllare il traffico di droga e armi con il Myanmar.

Oggi sono rimasti chiusi negozi e uffici commerciali, chiuse le scuole mentre hanno avuto seri disagi i trasporti pubblici verso gli Stati vicini. La polizia presidia strade deserte, poiché la popolazione ha preferito restare a casa, anche per timore di nuovi disordini.

Il 9 giugno 6 lavoratori Meitei provenienti dalla zona di Imphal sono stati uccisi a Moreh. Ignoti hanno poi ucciso 5 sospetti estremisti Kuki, etnia accusata del precedente omicidio. Una folla furente dell’etnia Kuki ha assalito la zona Meitei: ci sono stati scontri e sono state incendiate alcune abitazioni. La polizia dice che ci sono stati almeno altri due morti negli scontri. La sera l’autorità ha imposto un coprifuoco a tempo indeterminato nella città per prevenire ritorsioni, con ordine di sparare a vista su chiunque lo violi. La polizia ha ricevuto rinforzi, comprese due compagnie delle riserve paramilitari.

La zona, vicina al confine con il Myanmar, ha visto recenti violenze. Il 25 maggio un indiano è stato ucciso e  un altro ferito in uno scontro a fuoco nel mercato di Namphalong nel Myanmar a poca distanza da Moreh. C’è il timore che l’esercito birmano abbia indotto i militanti Metei che hanno base in quello Stato a rintracciare due persone ritenute collegate alla sparatoria.

Babloo Loitongbam, direttore esecutivo della ong per la tutela dei diritti Human Rights Alert, spiega ad AsiaNews che “bisogna essere cauti nel definire i fatti di Moreh come uno scontro etnico, poiché lo scontro è soprattutto tra due gruppi armati che operano nel Manipur. Il Fronte unito di liberazione nazionale (Unlf) è il più antico gruppo ribelle Meitei, che combatte per ‘restaurare l’indipendenza del Manipur’. IL Kna/Kno è un gruppo armato dei Kuki che lotta per proteggere gli interessi dell’etnia e che è ritenuto operare in stretto contatto con l’esercito indiano”.

“I due gruppi di omicidi hanno causato grande paura in entrambe le comunità ma non hanno dato luogo a violenze etniche, almeno finora. I gruppi civili ad Imphal lavorano per impedire una spirale di violenza etnica e molti sono subito andati a Moreh per portare aiuti” alle famiglie danneggiate. Peraltro, si sente parlare di grandi interessi commerciali favorevoli alla crescita di tali violenze”. Per la zona di Moreh, vicina al confine birmano, passano stupefacenti, armi e altre merci di contrabbando. Spesso i gruppi ribelli locali combattono tra loro per il controllo di questo commercio. Ma è la prima volta che c’è uno scontro diretto tra Kuki e Meitei.

“Nell’India nord orientale – osserva ancora – vivono circa 40 milioni di persone di differenti etnie, che da decenni assistono a conflitti armati. L’esercito indiano, anche se ha speciali poteri in forza di una legge del 1958, non è riuscito a risolvere la situazione, sempre più complessa e incontrollata”.