Continua lo scontro fra Pechino e Sydney sulla visita del Dalai Lama
Dopo le proteste ufficiali espresse dal governo cinese nel corso della visita del leader buddista, il ministro australiano degli Esteri invita la Cina a rispettare la democrazia, “almeno degli Stati stranieri”.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Non si fermano le polemiche fra Pechino e Sydney dopo la visita ufficiale del Dalai Lama in Australia, dove ha parlato a favore della democrazia cinese ed ha criticato la repressione della cultura tibetana ad opera del governo comunista.
 
Dopo le proteste ufficiali espresse da un portavoce del ministero cinese degli Esteri in occasione dell’incontro fra il leader dei buddisti tibetani e la leadership australiana, un altro dirigente comunista ha bacchettato Sidney per l’accoglienza riservata al Dalai Lama, “un esiliato politico che da tempo cerca di distruggere l’unità nazionale della Cina popolare”.
 
Inoltre, ha sottolineato Qin Gang (funzionario del ministero degli Esteri), la Cina “spera che l’Australia voglia correggere al più presto il suo atteggiamento nei confronti del Dalai Lama, nell’interesse delle relazioni bilaterali fra i due Paesi”.
 
Nel corso della sua visita, il leader dei buddisti tibetani ha mantenuto un duplice atteggiamento nei confronti del governo cinese: da una parte, ha invitato la comunità internazionale a non emarginare ingiustamente Pechino ed aiutarla a crescere senza discriminazioni, dall’altra ha sparato a zero contro la distruzione della cultura tibetana operata dagli invasori comunisti.  
 
Dopo le prime proteste ufficiali della Cina, il ministro australiano degli Esteri Alexander Downer ha risposto in maniera brusca, ricordando a Pechino il dovere di rispettare la democrazia “almeno degli Stati stranieri”.
 
La figura del Dalai Lama continua a dividere, anche nella sua patria. Il governo comunista del Tibet ha infatti difeso il ruolo di Pechino nello sviluppo della regione, ed ha definito “impossibile” un ritorno a casa del leader spirituale, che pure era stato chiesto da alcuni veterani del Partito.