In 500 accendono “candele di speranza” per la libertà religiosa
I partecipanti di diverse religioni si sono riuniti per una veglia al Dataran Merdeka per esprimere il loro sostegno a Ravathi, la donna indù condannata alla “rieducazione” islamica e ora divisa dal marito e dal figlio. Cartelli e striscioni chiedono allo Stato “piena libertà di professare la propria fede e di amare”.
Kuala Lumpur (AsiaNews) – Oltre 500 persone di diverse religioni hanno partecipato alla veglia notturna organizzata lo scorso 19 giugno a Kuala Lumpur a sostegno di Ravathi, la donna indù condannata alla “rieducazione” islamica. I partecipanti hanno acceso “candele di speranza” per il pieno rispetto della “libertà religiosa e il diritto di amare”. Durante la manifestazione sono stati esposti striscioni e cartelli con scritto: “La laicità non è contro la religione” oppure “Basta separare le famiglie”.
 
Revathi è figlia di genitori indiani, convertiti all’islam prima della sua nascita; la donna sostiene, però, di essere indù e nel marzo 2004 si è sposata secondo la sua fede ad un altro indù da cui ha avuto un figlio; subito dopo il Dipartimento religioso islamico di Malacca le ha chiesto di domandare il riconoscimento ufficiale della sua fede da parte dell’Alta Corte della sharia di Malacca; la donna fa richiesta, ma il tribunale islamico a gennaio scorso la condanna, secondo la legge islamica, a 100 giorni di detenzione in un centro di riabilitazione a Ulu Yam. La sua pena è stata prolungata di 80 giorni, perché la donna non mostrava “pentimento”.
 
Alla veglia, svoltasi al Dataran Merdeka, erano presenti buddisti, indù, sikh, cristiani e membri di altre comunità di minoranza. In prima fila nell’organizzazione dell’evento, il Malaysian Consultative Council of Buddhism, Christianity, Hinduism, Sikhism and Taoism (MCCBCHST).
 
Meera Smanther, presidente della Women’s Aid Organization, spiega: “Siamo tutti qui nella speranza che lo Stato riconosca e rispetti la libertà religiosa, come stabilito dalla Costituzione”. Di fatto in Malaysia esistono due legislazioni: quella islamica e quella costituzionale, che spesso entrano in conflitto. La Costituzione, ad esempio, garantisce la libertà di religione, mentre la legge islamica proibisce la conversione dall’islam. Per queste ambiguità sempre più spesso la sharia viene imposta anche a cittadini non musulmani.