Pyongyang: dopo cinque anni, arrivano gli ispettori Onu
di Theresa Kim Hwa-young
Concluso il trasferimento dei fondi nordcoreani bloccati a Macao, il regime invita una delegazione dell’Agenzia internazionale per l'energia atomica. Usa e Corea del Sud propongono la creazione di un Forum per la pace, mentre un gruppo accusa: nei campi di lavoro nordcoreani, oltre un milione di morti.
Seoul (AsiaNews) - Per la prima volta dopo cinque anni, gli ispettori dell’Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) sono giunti oggi in Corea del Nord per discutere la chiusura del reattore nucleare di Yongbyon.
 
Nello stesso tempo, la Corea del Sud e gli Stati Uniti hanno proposto la creazione di un Forum per la pace – composto da Seoul, Pyongyang e Washington – teso a stabilizzare le relazioni diplomatiche con la Corea del Nord e garantire l’effettiva denuclearizzazione della penisola.
 
La delegazione, formata in tutto da quattro persone, è guidata dal finlandese Olli Heinonen, vice direttore generale dell'Aiea e capo degli ispettori internazionali. Arrivando ieri a Pechino, questi ha spiegato: “Andiamo in Corea per negoziare i dettagli: come verificare l’effettivo spegnimento dei reattori e come mantenere le promesse prese in Cina lo scorso febbraio”.
 
Lee Su-hoon – consigliere del presidente sudcoreano per la sicurezza della penisola – ha commentato in maniera positiva l’arrivo dell’Agenzia Onu, ed ha sottolineato che questo è stato reso possibile dal trasferimento dei 25 milioni di dollari nordcoreani bloccati in una banca di Macao. Lee ha aggiunto che “se le cose si mantengono così, è possibile che il Segretario di Stato Usa Condoleezza Rice visiti Pyongyang il prossimo settembre”.
 
Per Lee, questa visita “apre la strada ad un pannello diplomatico permanente, che cercherà di assicurare aiuti umanitari alla popolazione nordcoreana ed allo stesso tempo evitare che si ripetano crisi belliche come quelle avvenute lo scorso anno”.
 
Il regime guidato da Kim Jong-il non ha commentato la possibile visita della Rice, ma ha “apprezzato” l’impegno internazionale per il trasferimento dei fondi, “ingiustamente bloccati da troppo tempo”. Allo stesso tempo, però, si è ritrovato sotto accusa dal Christian Solidarity Worldwide, gruppo britannico che opera per il rispetto dei diritti umani nel mondo, che ha pubblicato un rapporto secondo cui oltre un milione di persone sono morte nei campi di lavoro nordcoreani.