Hu a Hong Kong per mostrare che non ci sono problemi
La visita del presidente Hu, in occasione del 10mo anniversario della riunificazione a Pechino, si svolge in un’attenta coreografia che lo mostra attento ai bisogni di giovani e gente comune. C’è uno stretto controllo sulla stampa ed è impedita ogni protesta o parlare di democrazia e suffragio universale.

Hong Kong (AsiaNews/Agenzie) – La prima visita a Hong Kong di Hu Jintao da quando è presidente, motivata col 10mo anniversario del ritorno della ex colonia britannca alla Cina, si svolge in una coreografia attenta: alterna momentiufficiali all’incontro con atleti e giovani, si toglie la giacca e gioca a ping pong con uno sportivo di 13 anni, porta regali a una famiglia modesta. Ma non è ammesso parlare di democrazia e suffragio universale.

Ieri Hu, dopo il suo arrivo,  ha incontrato il Capo esecutivo Donald Tsang Yam-kuen e altre autorità e ha partecipato a cerimonie ufficiali per l’anniversario. Poi si è tolto la giacca e arrotolato le maniche della camicia e insieme a Tsang è andato all’Istituto dello sport di Hong Kong dove ha incontrato i migliori atleti che si preparano per le Olimpiadi di Pechino. Ha visitato due famiglie di gente comune portando loro doni come un computer e un televisore a schermo piatto. Tutti gli hanno detto, davanti ai media, come sono orgogliosi di far parte della Cina e lo hanno lodato per la sua simpatia e cortesia.

Alla stampa, selezionata con attenzione, è indicato di cosa si deve occupare per ogni evento. Immagini scelte sono messe a disposizione solo dai media governativi. E’ impossibile avvicinarsi a Hu per sollevare problemi come il suffragio universale, che Pechino si era impegnata a concedere, ma che ora ha rinviato a data imprecisata e per il quale ci sarà domani una manifestazione di massa. E’ stato subito fermato un gruppo di manifestanti del Gruppo di azione del 5 aprile e della Lega delle democrazie sociali, diretto al Palazzo del governo durante il pranzo di benvenuto per Hu.

Ivan Choy Chi-keung, professore dell’Università cinese di Hong Kong, commenta al South China Morning Post che “è la cultura di Pechino: loro non vogliono nemmeno sentire qualsiasi voce di opposizione”.