Tou, ambasciatore di Taiwan: La Cina ha bisogno della Chiesa cattolica
Il diplomatico taiwanese presso la Santa Sede commenta con AsiaNews la Lettera del papa ai cattolici in Cina “come cattolico” e “come ambasciatore”.

Roma (AsiaNews) – “Come cattolico sono rimasto davvero commosso” dalla Lettera del papa: è la “confessione” di Tou Chouseng, ambasciatore della Repubblica di Cina (Taiwan) presso la S. Sede. Il diplomatico, che l’anno scorso è stato battezzato proprio a Roma, commenta per AsiaNews la pubblicazione della Lettera di Benedetto XVI ai cattolici cinesi. Parlando delle prime risposte ufficiali della Cina al messaggio del pontefice, egli le giudica “un vecchio ritornello” che nascondono le difficoltà di Pechino a garantire piena libertà religiosa alla Chiesa. L’ambasciatore taiwanese conclude con un consiglio: “Se il presidente Hu Jintao vuole davvero costruire una ‘società armoniosa’, non può fare a meno della Chiesa cattolica”, data la sua millenaria esperienza nel servire l’umanità di poveri, anziani, studenti.

Ecco l’intervista completa all’ambasciatore Tou Chouseng.

 

Qual è la sua impressione come cattolico davanti alla Lettera del papa ai cattolici cinesi?

Le dico anzitutto la mia impressione come cattolico: sono stato colpito profondamente mentre leggevo la Lettera del papa. E’ un vero capolavoro che svela con chiarezza e in modo esauriente la natura spirituale della Chiesa.

Benedetto XVI chiede alla Cina popolare, il paese più popoloso della terra, di rispettare la Chiesa cattolica. E spiega molto bene che la Santa Sede e i cattolici rispettano profondamente l’autorità politica; nello stesso tempo essi chiedono all’autorità politica di rispettare le esperienze religiose.

Il pontefice mostra pure molta vicinanza alla sofferenza dei fedeli che vivono sotto il controllo e la persecuzione diretta. Egli indica alla Chiesa sotterranea e a quella ufficiale la strada della riconciliazione e ciò dà un grande contributo di speranza alla vita della Chiesa e della Cina.

Sono rimasto davvero commosso dalla sincerità del papa. Il papa è così delicato verso i fedeli, le loro sofferenze e la loro missione, che sembra quasi voler tergere le loro lacrime. Allo stesso tempo, è così pieno di rispetto e di amore verso le autorità politiche da meravigliare.

 

E come ambasciatore della Repubblica di Cina (Taiwan)?

Il tema di Taiwan non è affrontato nella Lettera. Però devo dire che la Lettera del papa traccia in negativo tutto quello che c’è di positivo a Taiwan: libertà religiosa, ordinazione dei vescovi, nessuna persecuzione. Tutte le difficoltà  che il pontefice ha elencato e che la Chiesa incontra in Cina non esistono per nulla a Taiwan. Come taiwanese spero proprio che Pechino risponda in modo favorevole all’appello così aperto di Benedetto XVI.

Il portavoce del Ministero degli esteri di Pechino ha risposto alla Lettera del Papa suonando il vecchio ritornello delle due pre-condizioni (rottura dei rapporti diplomatici con Taiwan; non-intromissione negli affari interni della Cina, sotto il manto della religione). Ma vorrei dirgli: nessuno è così ingenuo. Se davvero la S. Sede rompe i rapporti con Taiwan, Pechino non darà niente in cambio. Il sospetto è che la Cina voglia i rapporti con il Vaticano solo per isolare Taiwan. Il rischio è che una volta ottenuta la rottura con Taiwan, essi, non muoveranno più un passo sulla via della libertà religiosa.

Ma come tutti sappiamo, il vero ostacolo è se la leadership di Pechino vuole davvero rispettare la libertà religiosa o se invece vuole mantenere le cose come stanno, cioè con lo Stato che controlla tutto. Se Pechino permette ai cattolici un rapporto tranquillo col papa e se la Chiesa può integrarsi in libertà con la Chiesa universale, tutti i problemi saranno risolti.

Anzi, verrebbero risolti molti problemi in Cina. Se Pechino permette alla Chiesa di lavorare in pace e in libertà, essa potrà mostrare la qualità del suo servizio nella cura dei poveri, degli anziani, degli abbandonati, degli studenti. Io l’ho visto nel mio Paese: a Taiwan tutti apprezzano l’impegno della Chiesa nelle scuole o negli ospizi.  Se il presidente Hu Jintao vuole davvero costruire una “società armoniosa”, non può fare a meno della Chiesa cattolica.